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Centovetrine: Tv Soap intervista MICHELE D'ANCA (Sebastian Castelli)

Oggi abbiamo il piacere di ospitare sulle nostre pagine Michele D'Anca, interprete molto noto e volto amatissimo di Centovetrine ormai da diversi anni. L'intervista che gli abbiamo rivolto, oltre a permetterci di conoscere sin d'ora alcuni sviluppi riguardanti la prossima stagione della soap, ci permette soprattutto di approfondire un tema molto interessante e di cui raramente si parla: quello relativo alla preparazione di una scena. Ecco cosa l'attore ci ha raccontato:

A cura di Carla per TvSoap.it (riproduzione vietata)

San Giusto, ore 12. Ti arriva il copione per la settimana successiva. Cosa succede nel Michele D'Anca attore da quel momento a quando arrivi sul set? Come ti prepari?

Partiamo da una premessa: l'attore, in una soap, è il portatore e conoscitore principale del personaggio, anche per motivi pratici. I registi ruotano e non girano tutte le scene di un determinato personaggio, gli autori si avvicendano. Solo gli attori conoscono ogni singolo aspetto del proprio personaggio... e questo implica che tutto lo studio preliminare (capire che tipo di persona è, studiare le caratteristiche emotive, fisiche, immaginare un passato, comprendere gli obiettivi che ha nella vita) che in genere si è già fatto nella fase iniziale, si sviluppa nel tempo, fino al punto in cui il personaggio diventa una seconda pelle. Premesso questo, la domanda si riferisce ad aspetti tecnici e pratici del lavoro.

Quando vengono distribuiti i copioni e arriva il calendario di produzione, la prima cosa da fare è un lavoro "da segretario", ovvero vedere quali e quante scene andranno girate ogni giorno, e preparare un piano di studio. Poi capita anche di preparare delle scene anche all'ultimo minuto, sul set, però di solito si studiano prima. L'altra cosa da capire sono le modifiche che sono state fatte alle scene per esigenze artistiche o pratiche, che noi chiamiamo memo... e questa è una cosa che soprattutto nei primi tempi un attore o capisce... o impazzisce!

Poi, una volta separate le scene, io per abitudine conto le righe di battute da imparare (come si fa al doppiaggio), che ho in ogni singola scena e da questo valuto l'ampiezza del lavoro mnemonico che comportano: ci sono scene da una riga in cui magari ti muovi molto ma parli poco, e scene di quaranta righe in cui invece ti devi preoccupare! In generale la media è sulle venti righe, ora. Questo determina anche le scene che puoi studiare sul set e quelle che devi preparare bene per tempo: cinque righe si possono memorizzare anche lì per lì, quaranta decisamente no. 

Dalle righe si passa alle parole e alle battute: si inizia a pronunciarle ad alta voce, soprattutto quelle difficili (io spesso le ricopio più volte sul testo... i miei copioni sono sempre molto scritti, è un modo anche quello per fare "mio" il dialogo e il vissuto di una scena), e in questo modo si sentono e si risolvono eventuali problemi di dizione o di frasi che non tornano, magari riguardo al modo di parlare del personaggio (Sebastian non parlerà mai come Zeno per esempio). Di lì nascono le soluzioni, come le sostituzioni di alcune parole con altre che suonano meglio, più dirette... sono accorgimenti che servono anche per farlo tuo, quel testo. Per staccare il ruolo da un foglio scritto e dargli corpo e vita.

Poi ci si sofferma sul contenuto vero e proprio di quella scena, su quello che stiamo raccontando in quel momento, su quello che accade. Poi sulle battute più importanti da dire, e sullo stile della scena in sé: ce ne sono di leggere, quasi frizzanti, di passaggio, e ci sono quelle drammaturgicamente importanti, perché arrivano in un momento critico di una storyline, per esempio uno scontro tra Sebastian e Carol durante la guerra per la Presidenza... e allora quelle vanno viste con un occhio diverso, con un'attenzione particolare. Perché sai già che verranno viste e valutate in un modo diverso dalle altre, perché sono le occasioni in cui non si può fallire... perché da sempre un attore si riconosce nelle scene madri.

Dopo lo studio e la memorizzazione, io credo sia molto utile avere già in mente un'idea di come verrà girata la scena quando si arriva sul set, ovviamente aperti a tutte le suggestioni che verranno poi dalla regia... ma è importante avere già un’idea di cosa si andrà a fare, percependo e immaginando quello che accadrà e come accadrà. E bisogna fare attenzione ai momenti di transizione all’interno delle singole scene, sono momenti di passaggio emotivo che può andare da semplici saluti e convenevoli per arrivare al punto in cui verrà svelato un importante colpo di scena, e cose di questo tipo. Perché a ogni cambio di direzione può corrispondere un cambio di registro, di ritmo, di emozione da parte dell'attore. E poi se sono scene d'azione devi capire come si gireranno e fare attenzione, sennò ci si fa male!

Una volta sul set, infine, devi trovare una linea comune con la regia, che è l'arte del racconto attraverso immagini, il saper entrare nel cuore della trama, coglierne il segreto intimo e fotografarlo al meglio. Capita soprattutto in alcuni snodi importanti delle storie che ci siano delle sequenze cruciali che per essere ben recitate hanno bisogno di una chiave interpretativa capace di entrarci dentro e ottenere la massima emozione. Certe scene sono come delle porte. Per aprirle occorre trovare delle chiavi interpretative che risolvano la scena in maniera credibile, umana ed emozionante.

Spiegalo a un profano: cos'è la chiave interpretativa?

Ci sono porte aperte e sono le scene facili, di passaggio, o scene che per le tue potenzialità non creano problemi perché non devi lavorare troppo su cose che già conosci, e ci sono scene madri che sono porte chiuse. Se non trovi il modo di entrarci dentro per bene rischi il ridicolo e succede sempre nelle storie emotivamente intense perché sono fili sottili e affilatissimi. Basta poco spezzare questo filo e cadere e rovinare la scena.

Una chiave interessante, mi dicevano i pedagoghi russi, sta nel fare errori coscienti: cioè interpretare il personaggio facendogli fare qualcosa che la ragione direbbe è un errore. La chiave è la scelta interpretativa, ci sono scelte banali e scelte drammatiche. In che modo scelgo di  recitare queste scene per ottenere il massimo di tensione drammatica?

C'è una scena recente in cui il lavoro di preparazione che ci hai descritto ti ha dato particolare soddisfazione?

Si, recentemente c'è stata non una scena ma una sequenza di scene che ho preparato con un'attenzione particolare perché erano scene molto importanti: uno snodo in cui venivano al pettine tante verità attraverso un confronto fondamentale. Andava fatto bene. Sentivo che doveva avere una cifra stilistica molto particolare e andava trovata perché secondo me meritava... come riferimenti cinematografici mi sono ispirato a Tarantino, ai film "pulp"... perché come ti dicevo queste sono le scene a prova d'attore, qui non si deve fallire. E avvertendo l'importanza e anche la bellezza della trama che mi è stata data ho cercato di capire il modo più interessante di metterla in scena. 

Era un momento molto difficile da recitare, ed era uno di quei momenti in cui devi chiederti il "come" accadono determinate cose in un personaggio. Avevo chiaro il riferimento cinematografico ed ho trovato una chiave interpretativa in cui credevo molto... e così il giorno prima di girare ho chiesto che le scene in questione venissero provate (cosa rarissima in Centovetrine). Ne ho parlato col regista, col partner in questione, e abbiamo deciso di incontrarci per proporre la mia idea interpretativa e cercare di capire insieme se potesse avere un senso e se scardinasse la "porta" delle scene in questione, dando un senso drammatico al tutto. Abbiamo considerato le necessità fisiche, scenografiche, una sedia da una parte, degli elementi dall'altra... e alla fine quando abbiamo girato le scene sono venute benissimo, sono piaciute al montaggio e mi hanno dato molta soddisfazione! Ma è così che andrebbe fatto il lavoro. Come in teatro. Le scene andrebbero provate prima.

Tu hai studiato a entrambe le scuole, quella russa e quella americana. Quali sono le differenze? E in che occasioni sei entrato in contatto con entrambe?

Questa domanda darebbe il via a un libro! (sorride) Le differenze dalle scuole sono enormi, per di più la scuola americana viene da quella russa... Volendo declinare la domanda sulla "chiave", secondo la scuola americana la scelta interpretativa - chiave - migliore è quella più drammatica. Secondo i russi è quella che porta amore e bellezza.

Io ho lavorato con docenti e attori russi diverse volte. Sono stato il promotore dello scambio culturale fra attori tra l'Accademia Italiana e quella di Mosca perché mi volevano nella loro scuola, ho anche fatto un corso propedeutico di russo... stavo partendo poi bombardarono il parlamento, mi offrirono una tournée e non partii.

Per quanto riguarda la scuola americana, ho rappresentato l'Accademia Silvio D'Amico in diversi stage internazionali. In uno di questi ho incontrato John Strasberg, il figlio del fondatore dell'Actors' Studio, che poi è diventato un punto di riferimento importante per me. L'approccio all'americana è quello che previlegia il realismo, alla De Niro, alla Al Pacino.

In Accademia mi hanno insegnato a saper leggere i testi in funzione dell'interpretazione. Poi con russi e Strasberg sono andato oltre, nelle scelte che un attore deve fare per rendere interessante il suo lavoro, ma partendo dal testo. Ecco perché il testo, i dialoghi, sono fondamentali per me: sono strettamente legati all'interpretazione e al contributo creativo dell'attore che con la sua interpretazione deve rendere un personaggio su carta vivo e vero, umano e credibile.

Segui le serie straniere? Ce n'è una in cui ti piacerebbe lavorare?

Non le seguo tantissimo, ma ne ho doppiate tante. Certo, mi piacerebbe lavorare in CSI, in una delle sue varie versioni... e mi sarebbe piaciuto essere io il Dr. House! (sorride) Anche un bel personaggio in Lost, volendo. E spero un giorno di poter essere protagonista in una bella serie action come quella interpretata dal collega Gedeon Burkhard in Cobra 11.

Per quale attore torneresti domani al doppiaggio?

John Malkovich, Daniel Day-Lewis, o Javier Bardem.

Tu sei entrato in Accademia a diciannove anni: cosa direbbe il Michele di oggi al Michele diciannovenne che prova il concorso per l'Accademia, e cosa ti direbbe lui?

Al Michele diciannovenne direi "Vai, forza e coraggio: sei sulla strada giusta!" e magari gli suggerirei di essere un po' più flessibile caratterialmente (sorride): io sono stato un attore molto ribelle... se entro in sintonia con un regista me ne innamoro, ma è raro!

Lui forse mi direbbe "Ma com'è che pensavi di diventare famoso recitando Amleto e invece ci sei riuscito con Sebastian?!"

Il provino per Centovetrine: come ti presentarono Sebastian e come si svolse il provino?

Il casting di Centovetrine chiese al mio agente se potevo fare un provino su parte. Il mio agente mi disse che c'era questo personaggio importante che doveva interagire con Caterina Vertova. Dal casting arrivò la descrizione in un foglio: l'età, il passato come trafficante d'armi, il carattere intelligente e scaltro. Poi più che altro mi sono basato sulle scene che mi hanno dato da recitare al provino, mi sono vestito in modo consono al personaggio e anche alla soap (ho visto le puntate di quel periodo per capire bene lo stile del prodotto dove andavo a lavorare), e mi sono presentato.

C'eravamo io, la telecamera, il casting di allora Stefano Rabbolini e Lina Bernardi (che conoscevo da anni perché avevamo lavorato assieme in teatro) a darmi le battute. Alla fine mi hanno chiesto se sarei stato disponibile a iniziare da ottobre... e pochi giorni dopo ho saputo che avevo vinto (sorride). 

Ti è capitato poi negli anni di partecipare ai provini di altri attori che sono entrati? 

Sì, è capitato due volte... solitamente succede coi parenti: a me è successo con Viola (Barbara Clara), mia figlia, e con Margot (Gaia Messerklinger), la mia amante!

Com'è girare nella nuova attesissima sala dei CDA? Che rapporto c'è tra personaggi e scenografie?

La nuova sala è bellissima, ed è bello avere un luogo dedicato esclusivamente ai CDA invece di doverlo andare ogni volta a cercare in esterne... o nei bagni di Centovetrine! (scoppia a ridere). Per la prima volta abbiamo un luogo deputato, l'hanno progettato bene, con un grandissimo tavolo al centro, e poi è diventato la location non solo per i Cda ma anche per gli incontri con i giornalisti o di lavoro: è un bell'ambiente da usare e mi sono trovato bene.

Più che di un rapporto tra personaggi e scenografie io parlerei di quello tra attore e spazio scenico. Perché il primo è il normale rapporto che c'è tra un essere umano e una sedia in una stanza, mentre il secondo è molto importante, perché io penso che la scenografia debba essere al servizio dell'attore e non il contrario, come accade a volte in teatro, dove ti trovi a lavorare in spazi strani, palcoscenici inclinati...

Lo spazio scenico invece è importantissimo e serve molto viverlo imparando a muovercisi, trovando i riferimenti geometrici, spaziali, sulle voci che arriveranno da lì, il personaggio che arriverà da là, le telecamere che ti inquadrano fino a un certo segno sul tappeto, la luce che devi saper prendere in quel determinato punto... perché l'azione si svolge nello spazio ed è importantissima... e allo stesso tempo lo spazio può essere "usato" per raccontare: se inizi una scena al telefono, di spalle e poi ti giri all'improvviso e ti muovi camminando avanti e indietro... racconti, muovendoti. A me piace molto usare la scenografia, cerco di usarla il più possibile, mi appoggio molto ai suoi elementi: muri, pareti, mobili... Chiedo sempre di circondarmi di oggetti che diano il senso della quotidianità: computer, giornali, chiavi della macchina. Sono oggetti semplici con cui devi agire e servono ad avere un comportamento più umano, a far "vivere" il personaggio anche e soprattutto nella quotidianità.

Una delle cose più belle del rapporto tra Sebastian e Matilda, che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, è il riverbero di un passato che non abbiamo mai visto ma indubbiamente c'è nel modo in cui i due personaggi vivono il presente: l'amore, poi il distacco e la rabbia, infine il perdono e quell'indefinibile legame che c'è ora. Come l'avete costruita, una cosa del genere?

Non abbiamo costruito quel passato: abbiamo interpretato le scene come se i personaggi lo avessero. E poi credo che a fare la differenza sia stato qualcosa che lega me all'attrice che interpreta Matilda, Giusi Cataldo, ovvero la passione che abbiamo entrambi per il nostro lavoro. Anche a Giusi piace lavorare sulle scene, è propositiva, non è solo un'attrice ma fa anche regie... probabilmente è questo che ha creato quella base: una comune intesa e un comune amore per il proprio lavoro che poi sullo schermo con altre parole ha assunto altri valori e colori.

E' il momento di salutarci, come darebbe appuntamento Sebastian ai suoi spettatori per la prossima stagione? Le nuove puntate andranno in onda dal 26 Agosto. Cosa possono e devono aspettarsi gli spettatori dal tycoon Castelli e dalla sua avventurosa vita?

Venite a vedere assolutamente la prossima stagione! Lo dico parlando per me, per Sebastian, perché conosco solo la trama che mi riguarda: dovete guardarla se vi piace Centovetrine, se vi piace Sebastian Castelli (sorride) e l'attore che lo interpreta... perché nella nuova stagione (e non solo: anche in futuro qualora Centovetrine dovesse averlo) Sebastian sarà protagonista della trama più importante della soap, la famosa linea nera, la linea del potere e delle vendette. Sarà una linea molto noir, molto estrema e violenta, molto psicologica e con degli aspetti un po' thriller, forse un po' atipica per la soap e che coinvolgerà tutti i personaggi della mia famiglia.

Sebastian avrà una storia molto dura con uno dei nuovi protagonisti, Leo Brera, che è interpretato da Luciano Roman: tra di loro sarà lotta al’ultimo sangue, e allo stesso tempo continuerà lo scontro con Carol, che sarà durissimo. Questa trama svelerà moltissimi ma moltissimi colpi di scena che riguardano diversi personaggi di Centovetrine. Sarà una trama molto bella e molto avvincente, io ho lavorato tanto per cercare di tirarne fuori il meglio!

Nel ringraziare Michele D'Anca per la sua disponibilità, vi segnaliamo il suo sito internet (www.micheledanca.it) e la sua pagina su Facebook.

© TvSoap.it - Riproduzione vietata

(Pubblicato l'8 luglio 2013)


 


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