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Centovetrine: Tv Soap intervista JACOPO VENTURIERO (Adam Vega)

Proseguiamo la serie delle nostre interviste agli attori di Centovetrine incontrando uno dei nuovi interpreti entrati nella soap con l'inizio della quattordicesima stagione: JACOPO VENTURIERO, che presta il volto al personaggio di Adam Vega. Ecco cosa ci ha raccontato...

A cura di Carla per TvSoap.it

Chi è Adam Vega e come hai fatto conoscenza con lui? Ti sei ispirato a qualcuno o qualcosa per interpretarlo?

Adam è un giovane business man con un passato misterioso e travagliato alle spalle, di cui si scopriranno in futuro i dettagli, e da cui Leo l’ha salvato. In una prima fase è un giovane direttore commerciale della catena, pieno di meriti e di master, molto saccente e antipatico. Ma può permetterselo perché è davvero in gamba. All’inizio mostra un cinismo e un sarcasmo che a me piacevano tantissimo perché in tv c’è un buonismo che non ci appartiene… Noi siamo cattivi, lo insegna Monicelli nella commedia all’italiana, non siamo buonisti. E quindi è un personaggio strano per una soap, non abituale… sapendo solo questo mi sono basato su un’ironia che limitavo alle contingenze che mi han visto in scena all’inizio, la tesi e lo scontro con Brando. Dopodiché il personaggio si è arricchito molto con vicende che vedremo presto… e posso dire che con l'arrivo di Fiamma recupero un lato umano!

Non mi sono ispirato a nessuno in particolare, non ho giocato sul classico duro bello e maledetto, che non sono, ma sull’eleganza e l’ironia, anche grazie ad alcune battute che lo permettevano...

Per esempio nelle scene iniziali a casa di Carol tra me e Leo - quelle in cui alla fine lui mi chiedeva di separare i Salani - Rovini, il regista, come indicazione per rendere il nostro incontro scontro tra uomini di potere, un dialogo ritmato, all'americana, ci disse di pensare a Wall street, e io da lì "Wall street dei poveri!" E da lì è rimasto comunque il senso di concretezza, di approccio di stampo americano e di ritmo nella recitazione che ho continuato a dare al personaggio quando è alle prese con gli affari! 

Tra le scene che ti hanno visto protagonista ultimamente ci sono la sfilata di moda, gli intensi dialoghi con la sorella Fiamma e la prigionia di Laura Beccaria, in cui tu... la leghi! Puoi parlarcene?

La sfilata di moda non mi ha visto molto coinvolto, tranne che per la scena in cui conosco per la prima volta il fratello di Brando (Ruben Rigillo): la ricordo divertito, perché Adam lì è davvero antipatico ed è stata anche la prima volta che ho conosciuto Ruben, una persona stupenda! Il rapporto con Fiamma, invece, è molto importante per il mio personaggio, perché mi ha dato la possibilità di rendere Adam più complesso, sfaccettato, con dei forti lati umani, che completano l'iniziale antipatia e cattiveria.

Con Fiamma Adam è premuroso, geloso, protettivo fino all'eccesso, innamorato, anche morboso (come ha notato qualcuno nei blog, ma l'incesto non è assolutamente contemplato); Fiamma è per Adam la parte bella che c'è in lui, l'unico spiraglio di luce in una vita sopravvissuta alla sofferenza di un passato terribile e tesa all'affermazione personale e al raggiungimento del potere. Devo ringraziare il regista Fabrizio Portalupi, che, nonostante i tempi serrati, ci ha permesso di ripetere la scena al wine bar (in cui Fiamma e Adam ricordano il loro passato), ottenendo così un ciak migliore! Anche le scene del bunker sono importanti per lo sviluppo del personaggio, perché scopriamo un Adam quasi esterrefatto di fronte alla cattiveria di Leo, a un sadismo che lui non riesce a capire; lo vediamo colto dagli scrupoli di coscienza e ci rendiamo conto che tutto quello che fa è in realtà un mezzo per arrivare alla presidenza della holding.

È stato bello lavorare con la Coraini, una grandissima professionista. La scena in cui la lego è stata divertente, perché non si riusciva mai a portarla a termine dall'inizio alla fine in modo credibile: era difficilissimo tenerla immobilizzata da solo e contemporaneamente legarla al letto... qualcuno infatti ha notato che il nodo non era dei migliori, ma come si sa... i tempi sono molto stretti :)

Hai dichiarato che non avrai storie d'amore classiche. E allora ti chiedo: con chi ti piacerebbe che accoppiassero Adam?

Con nessuno dei personaggi che sono lì, e credo sia il motivo per cui non l’hanno fatto: svilirebbe quanto fatto finora. Con Viola sarebbe banale: Adam si descrive come un uomo incapace di sentimenti e, se un giorno cambiasse totalmente, dovrebbe essere con qualcuno di nuovo.

Mai come quest'anno c'è tanta musica a Centovetrine. Tatiana ha scoperto che Leo è Fernando degli Abba. Ma se Adam fosse un brano musicale o una canzone… cosa sarebbe?

Ahahah è vero di Fernando! Adam è a tratti una canzone di Frank Sinatra. Vedo in lui qualcosa di demodé… di non contemporaneo, un’eleganza ma anche una cattiveria… direi qualcosa che abbia a che fare con la musica americana degli anni ‘30 e ‘40.
 
La scena che ti ha dato più soddisfazione e quella che vorresti poter rifare domani.

Ho girato scene bellissime con Fiamma ma le vedremo tra non so quanti mesi, quando arriverà il punto nodale del mio personaggio; è tutto un blocco di scene che li riguarda molto e che hanno a che fare con la sfera affettiva.

Rifare… io quando una scena è venuta bene non la vorrei mai rifare! Nell’altra stragrande maggioranza dei casi, sono il primo a voler fare quante più prove e ciak possibili, ma non sempre si può.

Il momento più bello - al di fuori di quelli recitativi - che ti viene in mente quando pensi a Centovetrine?

Innanzitutto le persone che sono lì, è un ambiente carinissimo dove ci si diverte molto…  e non me l’aspettavo… non è facile da trovare! Poi tutte le parodie delle scene che abbiamo fatto con Rovini e Portalupi [due registi storici di Centovetrine] prima di girarle, se solo potessero mandarle in onda!!!

A inizio ottobre sei stato tra i protagonisti di Hedda Gabler di Ibsen al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Interpretavi Jorgen Tesman. Chi è e cosa ti dà questo personaggio? Dove ti porterà la tournèe dello spettacolo?

Hedda Gabler è un capolavoro, non devo essere io a dirlo, ma lo è. Ibsen ci restituisce una profondità tale nascosta dietro l’apparenza di situazioni borghesi dove tutto è sotteso, rimosso, non c'è eppure c'è, con delle battute piccolissime da cui affiorano insoddisfazioni represse… È freudiano ante litteram, e già avere questi personaggi è un privilegio. Il mio Jorgen non è il classico primo attore giovane che io sono abituato a interpretare anche per il phisique: senza essere un carattere, Tesman è ridicolo. È uno studioso, un erudito che il viaggio di nozze lo passa tutto nelle biblioteche, la moglie è incinta ma lui non se ne accorge… e di qui nasce una grande insofferenza della donna, che è figlia di un generale, cresciuta in mezzo a grandi ideali, di fronte alla piccineria di lui. Il loro rapporto fa molto ridere, lui è un idiota senza carattere ma non è una tinca. (spiega) Nell’ambiente teatrale chiamiamo tinca un personaggio molto presente nello sviluppo ma che rimane sempre uguale mentre magari un altro dice due battute ma ti resta molto più impresso. Jorgen invece ha un’evoluzione, dal momento in cui trova per terra il manoscritto lasciato cadere dal suo rivale che invece – lui sì – è tutto genio e sregolatezza, nonché l’unico uomo per cui sua moglie abbia mai provato qualcosa. L’altro è un genio, lui è un topo da biblioteca che resta fulminato dal libro del rivale, un libro che parla del “futuro”. Uno normale glielo avrebbe restituito, lui invece lo prende, lo nasconde, lo porta via, con il desiderio inconfessato, magari, di metterci la propria firma: va in un travaglio che ce lo rivela ancor più meschino e laido, ma pieno di sfaccettature, finché alla fine la moglie brucerà il manoscritto e lui finirà a copiare i fogli originali ritrovati, accantonando i suoi appunti. È un ruolo molto difficile che mi ha dato una grande soddisfazione.

Hedda Gabler è Manuela Mandracchia, un’attrice di una bravura unica. Prima di Ottobre l’avevamo portato in scena solo per venti repliche e a Centovetrine sono arrivato grazie a chi mi ha visto lì! La tournée ci porterà in tutta Italia, dall’Emilia alla Sicilia, dall’Umbria a Roma e per finire a Brescia. (In fondo all’intervista trovate tutte le città e le date, ndTvsoap).

Quindi se sei a Centovetrine dobbiamo ringraziare il teatro?

Sì! È stato il classico colpo di fortuna grazie a una persona cui sarò riconoscente per sempre, una concomitanza di fattori positivi incredibile. È venuta a vedere lo spettacolo Annamaria Malipiero, la compagna di Luciano Roman (che recita nello spettacolo nel ruolo del giudice), e aveva sentito proprio quella sera le ragazze del casting di Centovetrine. Da Ilaria [casting storica di Centovetrine] aveva capito che non trovavano questo Adam e ha detto che forse ne aveva visto “uno”… Detto e fatto. Hanno scoperto che avevo fatto un provino nel 2009 per il ruolo di Jacopo - ma non c’entravo niente con quel ruolo, ovviamente - e dunque hanno recuperato il mio materiale; il 25 marzo ho fatto il provino e il 3 aprile stavo girando.

Come hai affrontato questo “piombare” sul set all’improvviso?

Non è la prima cosa che faccio, quindi un po’ di mestiere ce l’ho, però la preoccupazione c’era per fare tutte e due le cose, Centovetrine e lo spettacolo teatrale… senza morire! (ride)
Andavo avanti e indietro tra il Piemonte e la Lombardia, facevo le memorie in macchina – perché io mi registro e mi riascolto di continuo per preparare le scene – e soprattutto c’era da cambiare il linguaggio. Perché il linguaggio della soap è tutto suo, molto poco naturalistico, bisogna spiegare tutto, dire cose che non diresti mai nella vita, è come lo spiegone di Boris, difficilissimo da recitare, innaturale. C’è chi dice che in una soap devi essere naturale: no qui proprio non esiste, è un genere a sé, una novità per me. Anche per la mole di scene!

Ti ricordi che scena hai girato per prima?

Quasi la prima anche cronologicamente: l’entrata in Cda con Ettore Ferri.

Hai recitato con Dapporto, Proietti, Popolizio, Albertazzi, Pambieri, Christopher Lambert. Un commento per ognuno per i comuni mortali che nemmeno li hanno mai visti?

Dapporto è l’accompagnamento musicale della mia infanzia. La primissima cosa che ho fatto era un film, ma la seconda fu “Amico mio 2” e da lì con lui ne sono venute tante, di pari passo con la crescente passione per il cinema e la finzione del set. Per me era un’immagine unica, una maturazione, una presa di coscienza… con Dapporto ho girato “Amico mio”, “Un prete tra noi”, “Casa famiglia”. Aveva una grandissima ironia, un vero signore.

Con Proietti in realtà non ho girato perché nel Maresciallo Rocca facevo lui da giovane, compaio pochissimo in dei flashback.

Con Pambieri ho fatto uno spettacolo, è un bravissimo attore e una persona molto cordiale, ne ho un ricordo bellissimo anche perché lo spettacolo era divertentissimo, una trasposizione teatrale del film “To be or not to be” di Lubich, poi rifatto da Mel Brooks negli anni '80.

Popolizio è un mostro, che dirne… metterei la firma a lavorarci sempre! Lui faceva Prometeo, io Ermes, ogni volta che ero in scena con lui pensavo “Cavolo, sono in scena con Massimo Popolizio”. Abbiamo fatto insieme Siracusa, uno degli spettacoli più belli.

Albertazzi è fantastico, anche se di tutt’altro genere, e non mi hai visto all’Argentina (questa è per chi segue il gruppo Fb), io ero a Tivoli, nell’ultimo “Adriano”. Ne ho un ricordo stupendo, un’emozione pazzesca. Facevo Adriano giovane e recitavo in spagnolo… io sono bilingue ma loro non lo sapevano, quando sono arrivato sul palco si sono accorti che insegnarmi la pronuncia delle battute non serviva. Poi Albertazzi mi ha anche diretto in un altro spettacolo; è stato importante lavorare con lui, è un uomo di teatro come non ce ne sono più.
Con Lambert ho lavorato in un film che non avrà mai visto nessuno! (ride) Ero un prete, ho recitato in inglese e non avevo scene con lui ma sul set era sempre presente, fu molto carino e fu divertente la presentazione, perché io dissi “I’m Jacopo”, lui “I’m Christopher” e io “I know!”.

Per chi pensa che la vita dell'attore sia un privilegio, ci descrivi una giornata tipo delle settimane in cui lavoravi sia nella soap che a teatro?

Diciamo che c’è attore e attore. L’attore di teatro non è un privilegiato, per farlo devi essere malato. Ora non voglio fare discorsi del tipo “Devi avere il fuoco dentro…” però è vero, perché tu ipotechi la tua vita per vivere una vita che non esiste. Chi fa teatro parte a ottobre e torna a maggio, e quando torna le cose nel mondo reale sono cambiate, ti perdi tante cose che le persone normali fanno. Servillo ha detto che l’attore quando è in tournée da quando è sveglio vive pensando alle due ore che sarà in scena la sera. Io l’ho fatto da quando avevo vent’anni, da quando sono uscito dall’Accademia. In questo senso Centovetrine è tutto un altro mondo, entri la mattina ed esci la sera, ti confronti con più figure professionali e tutto questo ti dà un senso di concretezza maggiore.
Nelle prime due settimane di ottobre la mattina lavoravo a Centovetrine, poi prendevo la macchina, nel frattempo studiavo, andavo a Milano, recitavo a teatro in Hedda Gabler al Piccolo, cenavo, riprendevo la macchina, ritornavo nel Canavese, dormivo tre ore e ricominciavo!

Come mai ha iniziato così presto, che vuol dire essere un attore bambino? (Domanda di Danilo) E quando hai capito che volevi e potevi fare davvero l'attore?

Il mio inizio è stato casuale. O meglio: mia mamma è un’attrice di teatro, e non che mi abbia spinto o che avesse il potere di farlo, però fin da piccolissimo mi portava a teatro a vedere gli spettacoli; uno dei primi ricordi che ho è il festival di Todi a quattro anni, per cui non ho subito il trauma di amici che sono scappati dal paesino col padre che li voleva avvocati.

Poi per caso una agente che a Roma era molto famosa come casting di bambini, Maria Rosaria Caracciolo, mi ha visto e ha suggerito di iscrivermi alla sua agenzia. E più per divertimento che altro, i miei lo fecero. Due anni dopo mi chiamarono per un film che abbiamo visto io e altre quattro persone ma che andò al Festival di Venezia, “La medaglia” e poi da lì partirono le fiction con Dapporto e tutte le altre. Lavoravo tantissimo da piccolo! E di pari passo col lavoro cresceva la passione, anche per il teatro… era anche divertente, alle sette mi venivano a prendere e mi portavano a Cinecittà, c’era una fascinazione sensoriale per quella finzione che pure appariva ai miei occhi vera, le scenografie, le luci…

A 18 anni – e per fortuna – arrivò l’illuminazione per cui questo mestiere bisogna farlo bene, studiando, al contrario di come pensano molti, e provai a fare il provino per l’Accademia. Più che altro per non avere rimpianti. E invece mi hanno preso e da lì è cambiato tutto, da Roma poi ho fatto tanto teatro e sempre meno fiction, tanto che quando mi hanno chiamato per Centovetrine avevo quasi perso la speranza! Anche perché ormai l’ambiente lavorativo è questo, ho tanti amici bravissimi che non riescono nemmeno a fare provini, sembra che non sia un paese che premia il merito. Io il provino non volevo nemmeno farlo, perché stavo facendo le prove di uno spettacolo a Roma e non ci credevo minimamente... Pensavo “Io vengo fino a Torino, facciamo la finta e poi anche questa volta viene preso quello che ha il nome famoso o che è raccomandato!”... e invece, con mio enorme stupore, mi sono dovuto ricredere… pare che questa sia un’isola felice! Per cui sarò sempre molto grato a Daniele Carnacina, quando mi ha chiamato per dirmi che mi avevano preso non ho proprio reagito al telefono, non ci credevo! E poi ho pensato “E ora come faccio con lo spettacolo?!” E infatti le prime settimane avevo la faccia gonfia, le occhiaie… (sorride).

A te cosa dà la recitazione? Perché l'hai preferita ad altri lavori? 

Recitare per me… non voglio fare come gli attori che citano di continuo ma mi viene in mente Gassman nel Kean, quando dice che non si recita per guadagnarsi il pane ma per mentire, smentirsi, essere diversi da quello che si è. E Franco Branciaroli diceva che si recita per non morire. Ora abbassando il tono, direi che quelle ore di teatro sei un altro in un altro tempo e un altro luogo, un po’ come quando da bambini si diceva “Facciamo che tu sei…” e sono serissimi, i bambini, non è uno scherzo. Allora rimanere bambini nel gioco di essere altro da sé ti dà una sensazione straordinaria, e la possibilità di vivere tantissime altre vite che ti completano e allontanano da te l’immagine della morte. Alcuni pensano che si recita per risolvere se stessi, io penso che non bisognerebbe recitare come analisi, il teatro così diventerebbe per l’attore e non per lo spettatore. E poi recitare è una professione. Ci sono quelli che dicono “Mi sveglio, sono carino, faccio l’attore…” e io rabbrividisco. Ma in Italia è così. Se dici che fai l’attore ti rispondono “Sì, ma per vivere? Di lavoro?” E’ quello il mio lavoro!

Il tuo rapporto col teatro è viscerale come sembra? (Danilo)

Beh sì, assolutamente sì. È stato l'humus in cui sono cresciuto, mi sono formato e continuo a lavorare. Detto questo non penso che il teatro in Italia sia stupendo. Quando parlo così bene di teatro intendo il Teatro con la T maiuscola.

Cosa vuol dire essere attore per un ragazzo di ventotto anni oggi? Che significato hanno per te parole come casa, futuro, programmare?

Sono parole che appartengono al mondo reale, mentre bisogna fare i conti con il pericolo vero che ha in sé questo lavoro, cioè portarti fuori dalla realtà, in un mondo che non esiste.

Fatta cento la capacità di recitare, che percentuale assegni a talento, formazione e learning by doing, volgarmente mestiere?

La formazione è fondamentale, imprescindibile! Non puoi pretendere che un pianista sia grande se non ha studiato, invece per l’attore in Italia è così. Ed è vero che grandissimi attori non hanno alle spalle una scuola organica – penso a Salvo Randone che scappò con una compagnia di girovaghi e divenne uno dei più grandi… ma è un caso isolato ed erano altri tempi, si andava “a bottega” da maestri che ti insegnavano ancor più delle Accademie di oggi -  ma questo è un mestiere a tutto tondo che va studiato e imparato, prima di tutto.
Purtroppo in Italia si pensa che siccome sei bellino allora puoi recitare, ma quello è un altro mestiere, in America questa cosa non c’è.
Poi il mestiere è importante, ma di base devi avere la formazione, anche perché sennò rischi di “essere viziato”. Mi spiego, in un’altra intervista mi hanno chiesto se Centovetrine sia una palestra: sì, è una palestra, e proprio per questo se la fai male esci gobbo. La base è fondamentale, ma certo poi deve essere alimentata.
E senza talento non arrivi da nessuna parte, il talento non si impara. Quindi direi che il talento è alimentato da formazione ed esperienza, ma nessuno te lo insegna.

Il posto più bello dove hai girato, la battuta più bella che hai detto, l'attrice con cui hai avuto più feeling, il regista che ti ha tirato fuori le cose più belle.

Mi ricordo una battuta stupenda in “Vita di Galileo” di Brecht, un testo straordinario che vede i sodali di Galileo riuniti di fronte al maestro sperare che lui non abiuri, che confermi la fede in verità e scienza. Ma lui ha paura e abiura e allora io – ero uno dei suoi studenti – quando torna gli dico arrabbiatissimo “sventurata la terra che non ha eroi” e lui mi risponde “No, sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. Capisci che dire questa battuta ogni sera, per duecento repliche, in una tournée durata più di tre anni iniziata prima che arrivassi e conclusa ancora dopo… (sorride).

Come luogo, per me è speciale il ricordo della scenografia di “Un tram che si chiama desiderio”, per la regia di Lorenzo Salveti.
Come feeling con un’attrice ricorderei quello con Manuela Mandracchia, senza dubbio tra i più importanti, e come regista sempre Lorenzo Salveti, che è stato anche il mio maestro in Accademia e mi ha insegnato gran parte di questo lavoro. Ormai si dà del maestro a tutti, lui lo è stato davvero!

Che rapporti hai col mezzo tecnologico? Come mai hai aperto solo ora la pagina ufficiale su Facebook? (la trovate QUI)

Ma perché non avevo mai avuto riscontri di questo tipo! Tranne una volta a Roma, in pizzeria, mi aveva riconosciuto un ragazzo che mi aveva visto a teatro e volevo abbracciarlo!!! Ma fu un miracolo. Invece l’effetto che fa Centovetrine, che abbraccia così tanti spettatori, è diverso: non mi è mai capitato tranne a Siracusa, dove il teatro contiene 8000 persone… sembra un concerto rock!

Poi al di là di Facebook la tecnologia la uso parecchio, mi piace fare montaggio video, quando ho tempo sono anche un video maker. Da piccolo volevo fare il regista cinematografico, ho girato dei corti, ho letto e visto tanti film. A tempo perso faccio anche l’università, ma dovrei decidere se quagliare o lasciar perdere! Su Facebook non stavo tantissimo, ci sto più ora da quando sono in onda con Adam in Centovetrine… perché penso “Vediamo che dicono!”

Sei stato la voce di un programma letterario, che rapporti hai con i libri e se li leggi quali sono le tue letture preferite ? (Francesco)

Il programma Damasco mi ha fatto conoscere tantissime opere! Mi piacerebbe dire che leggo tantissimo, ma in realtà non è propri così, non perché non mi piaccia, ma perché ho poco tempo. E io per leggere devo essere tranquillo, avere un mio spazio. Poi vado a periodi e fissazioni. C’è stato il momento in cui ero impazzito per Schnitzler, da piccolo Calvino, ultimamente mi sono letto le biografie dei grandi attori di teatro dell’800, sono affascinantissime. Noi abbiamo una grande tradizione che abbiamo dimenticato, con Ermete Zacconi ed Eleonora Duse tra i più grandi… e quelle sono monografie che ti rimettono in pace con il lavoro. Perché sono tanti i problemi e si dimentica l’origine e il motivo per cui hai fatto questo mestiere… quei libri te li restituiscono. 

In rappresentanza dei diversi target devo chiedertelo. Sei single o fidanzato, gay o etero?

(scoppia a ridere) Fidanzato ed etero.

Quella barba che origini ha? (Paola)

Ce l’avevo per lo spettacolo! Io ero pronto a tagliarla ma all’inizio non hanno voluto. Ma garantisco che la situazione migliora sempre più. Oggi ho ottenuto un altro sfoltimento dei capelli! (ride)

La giacca della prima comunione quando ha intenzione di toglierla? (Mary)

(ride) L’ho tolta quando ho capito che potevo pronunciarmi. Io sono abituato a far fare a ognuno il suo mestiere, per cui all’inizio l’ho tenuta. Poi quando ho capito che potevo dire una parola… ho chiesto “Questa la incendiamo e facciamo sparire?”... Ma credo di avere scontato la mia pena… forse ho commesso un peccato terribile in un’altra vita! (ride)

Sei un attore che lavora a teatro e che è abituato a ricevere il riscontro del pubblico "in presa diretta". Da qualche settimana invece ottieni questo stesso riscontro ma "a posteriori", dato che entri ogni giorno nei televisori del pubblico a casa. Che effetto ti fa tutto questo? (Gloria)

In realtà non è una cosa nuova per me, io ho fatto tanta fiction, prima. Però è vero che sono cose molto diverse. Forse la frustrazione che dà Centovetrine (o la tv o il cinema) è la sua riproducibilità tecnica: quello che fai rimane, e se a te non piace ma al regista sì… ti attacchi! E questo a volte mi crea un po’ di ansia. Nel teatro il bello e il brutto è il fatto che nel momento stesso in cui si produce non esiste più, resta solo nella memoria. Centovetrine in questo mi ha aiutato molto perché lavori talmente tanto e a tante scene, che queste domande non te  le poni più... Il teatro è completamente diverso, a teatro il montaggio te lo fai da te, scegli i ritmi, le pause… sei tu che conduci lo spettatore a guardare la vicenda in quel modo. Lo diceva Marlon Brando: il teatro è dell'attore, il cinema è del regista.

Ringraziamo Jacopo Venturiero per la straordinaria disponibilità e vi ricordiamo che potete vederlo recitare – oltre che in Centovetrine tutti i giorni su Canale 5 – anche nei teatri che la tournée di “Hedda Gabler” toccherà fino a Gennaio 2014. Eccovi un elenco più dettagliato degli spettacoli, con città e date.

Pavullo (Modena) - 19 Novembre - Mac Mazzieri

Vignola (Modena) - 20 Novembre - Teatro Ermanno Fabbri

Mirandola (Modena) - 21 Novembre

Parma - 23 e 24 Novembre - Fondazione TeatroDue - Sala grande

Verona - dal 26 Novembre  al 1 Dicembre - Teatro nuovo

Gubbio  (Perugia) - 3 Dicembre

Foligno (Perugia) - 4 Dicembre – Politeama

Narni (Terni) - 5 Dicembre - Teatro comunale

Catania - dal 10 al 15 Dicembre - Teatro Verga

Roma - dal 17 al 22 Dicembre - Teatro Quirino - Vittorio Gassman

Venezia - dall'8 al 12 Gennaio - Teatro Carlo Goldoni

Gorizia - 13 Gennaio - Teatro Verdi

Mirano (Venezia) - 14 Gennaio

Arezzo - 16 Gennaio - Teatro Mecenate 

Pietrasanta (Lucca) - 17 Gennaio - Teatro Comunale

Brescia - dal 22 al 26 Gennaio - Teatro Sociale

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(Pubblicato il 18 novembre 2013)


 


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