Intervista di Stefano Telese (pubblicata per gentile concessione di MASSMEDIA)
Seppur giovanissimo, hai tra le tue esperienze professionali televisione, cinema, radio e teatro. Quali tra queste tipologie di spettacolo preferisci?
Indubbiamente il teatro è la forma di recitazione che più mi da soddisfazioni. È un esame continuo, stare in scena senza alcun margine d'errore è molto impegnativo ma allo stesso tempo aumentano il gusto e la soddisfazione. Il cinema e la fiction, invece, ti mettono dinanzi ad una responsabilità ad ampia scala a causa dell’elevato numero di spettatori che ne fruiranno. Però in ogni sua forma recitare per me è sempre meraviglioso!
Ricordi un aneddoto su un tuo provino? Per cosa è stato? Come si è svolto e soprattutto come è andato.
Ce ne sono una marea ma quello a cui sono più legato è il provino con Giovanni Veronesi per il film con Carlo Verdone "Manuale d'amore 2", dove stanco dei continui no e delle cosiddette “porte in faccia” andai all'incontro con Veronesi non sapendo chi fosse lui, con poche aspettative e con l’atteggiamento di chi non vuole perdere tempo, consapevole che probabilmente verrà fatto fuori. Invece, poi, mi presero e solo dopo capii che quel tipo che mi stava provinando con la barba e il berretto era proprio lui, Giovanni Veronesi.
Che rapporto hai con i tuoi fan?
Il mio rapporto con i fan è bellissimo. Cerco di essere presente di rispondere esaustivamente a tutte le loro domande e non limitarmi a leggere i loro complimenti. A volte, però, è davvero difficile per via del poco tempo. Li adoro! Sono sinceri, veri e, come le persone più speciali, estremamente semplici.
Ci sono critiche che ti fanno soffrire?
Si, assolutamente. Quelle fatte alle spalle. Io sono una persona limpida ed aperta a qualsiasi tipo di confronto. Ma ricevere critiche alle spalle da parte di chi stimo è una cosa che non riesco proprio a mandare giù.
Consiglieresti a chi sta per farlo, di intraprendere la strada attoriale? Che qualità bisogna avere per sfondare in questo complicato mondo?
Consigliare di non farlo vorrebbe dire rinnegare la propria scelta. Io sono immensamente felice delle scelte fatte e dei sacrifici che ho dovuto affrontare e che affronterò. Quindi a queste persone dico che se avete voglia di darvi in tutto e per tutto a questa missione, fatelo. Ma poi non dite che non vi avevo avvertito e sappiate che è veramente dura!
Hai sempre voluto fare l’attore o è stato un percorso casuale?
No. A dire il vero, da bambino non ci pensavo nemmeno e come il 99% dei ragazzini volevo giocare a calcio o fare il veterinario. Poi per caso, grazie alla mia insegnante delle superiori, all'età di 14 anni ho scoperto la recitazione, con un laboratorio scolastico. Lei è Chiara Garofalo, bravissima attrice, e da lì la mia vita è cambiata ed ha avuto questo come unico scopo.
Se potessi scegliere, quale personaggio ti piacerebbe interpretare e da quale regista vorresti essere diretto?
I registi che stimo e con i quali vorrei lavorare sono tanti, come i personaggi che mancano al mio bagaglio. Inoltre mi piacciono i giovani registi, quelli che, come si dice dalle mie parti, “hanno il sangue agli occhi”, con progetti nuovi e coraggiosi. Se, invece, vogliamo citare quale grande regista, sicuramente citerei: Paolo Sorrentino, Pupi Avati e Matteo Garrone. Invece per quanto riguarda il personaggio sarebbe bello poter interpretare un ragazzo fragile, e non il solito ragazzo di “strada”.
Com'è entrato nella tua vita Un Posto al Sole? Lo guardavi prima di fare il provino?
Lo guardavo da piccolo, poi per una serie di impedimenti non ho avuto modo di seguirlo con continuità. In seguito mi sono reso conto che ero tra i pochissimi napoletani a non vederlo e quindi non ne ho potuto fare a meno. Ho provato diverse volte a propormi ed a fare provini, ma niente. Poi, invece, il tempo ha fatto il suo corso, ed eccomi qua!
Quali pensi siano i punti di forza di questa soap?
Innanzitutto la qualità che non va sempre di pari passo ai ritmi di lavoro. La passione degli attori storici che hanno creato dei personaggi così realistici, tanto da permettere alle persone che li guardano di viverli come fossero reali, perfino quando li incontrano per strada. E poi dietro tutto questo c’è una macchina organizzativa spaventosa.
Che aria si respira sul set?
Si respira un grande affiatamento, una grande voglia di migliorarsi. Ognuno nel suo piccolo cerca di dare qualcosa in più al prodotto finale che poi è quello straordinario spettacolo che ogni giorno si vede in onda.
Tra i tuoi colleghi ce n’è qualcuno con cui si è creato un rapporto speciale?
Certo. Sicuramente i colleghi con i quali oltre ad un bel feeling sul set c'è un amicizia fuori dal lavoro sono Antonio Pennarella, Peppe Zarbo, Cristiana Dell'Anna, Francesco Vitiello, Samanta Piccinetti, Michelangelo Tommaso, Patrizio Rispo, Nina Soldano… Insomma, praticamente tutti. Infine, anche con Alberto Rossi, con il quale da poco ho avuto modo di passare un po' di tempo e mi è piaciuto tantissimo sia come attore che come persona, piena di ambizione e di talento. Un attore che sa quello che vuole ma una persona piena di ambizioni e di talento.
Hai lavorato con Fiorello. Che esperienza è stata?
Che dire… è come andare a scuola. Stai con lui, lo guardi e due sono le cose: o ti butti e impari cercando di incamerare il più possibile o cambi lavoro perché capisci che a certi livelli non ci potrai mai arrivare. Io cerco di rubare da lui ogni cosa, anche il suo essere al di fuori, la sua semplicità ed il suo altruismo ad esempio.
Cosa ami fare nel tempo libero? Pratichi sport?
Io amo leggere, divoro libri e scrivo tanto per il teatro, anche se adesso ho in mente di scrivere una sceneggiatura per il cinema. Prima facevo boxe, ora invece mi limito a fare l'indispensabile per tenermi in forma, un po’ di corsa, qualche addominale e flessione, il giusto necessario per non mettere pancia, visto che l’età avanza…
Com’è il tuo rapporto con i social network?
Inizialmente ero uno di quelli che non amavano Facebook, poi invece ho ceduto e dopo mi ha travolto completamente. Sia chiaro, non che lo ami particolarmente ma è un ottimo modo per restare i contatto, in real time, con i miei fan. Sicuramente se non avessi fatto questo lavoro non sarei stato così assiduo.
Il libro ed il film ai quali sei più legato.
Mica facile come domanda! È come dire: quale pizzeria preferisci a Napoli? Non si può rispondere. Un libro che mi è rimasto dentro è Medicus, che parla di medicina e dei suoi albori. Invece, il film che più mi è rimasto dentro è Che strano chiamarsi Federico, di Ettore Scola.
Una persona che dal punto di vista professionale ti ha dato tanto ed al quale sei legato?
Nel teatro sono legato sicuramente a tutti i registi con i quali ho lavorato ma in particolar modo ad Antonello Avallone, per la continuità e la diversità di testi fatti insieme. Poi sicuramente a Fiorello: Rosario è un maestro per me, ma sia chiaro, lui non lo deve sapere!
Un attore, invece, che mi ha dato tanto è Antonello Fassari. Un’artista che anche quando prendiamo il caffè sprizza arte da tutti i pori.
Quali sono i tuoi progetti lavorativi futuri? Cosa c’è in cantiere?
Attendo con ansia le uscite al cinema di Che strano chiamarsi Federico di Ettore Scola, Un Fantastico via vai di e con Leonardo Pieraccioni, Volevo solo vivere di Miele e Cesaro, ed infine MalaNapoli di Enzo Morzillo. A settembre, invece, dovrei iniziare un film tv che mi entusiasma molto.
