Qualche volta in passato vi abbiamo tenuto aggiornati sugli ascolti registrati da Beautiful negli Stati Uniti, in particolare segnalandovi gli ottimi risultati portati a casa da Bell e compagnia nelle stagioni 2012 e 2013. Dopo qualche anno di crisi generale nel mondo delle soap americane, crisi che ha portato ad esempio alla chiusura di show storici come Sentieri, il genere ha lentamente ripreso a crescere, probabilmente anche per un maggior interesse dei network. Infatti i vari game show o talk che nei palinsesti sono andati a sostituire le soap opera chiuse, se dalla loro hanno il vantaggio di essere molto meno costosi come prodotti, non hanno apportato grossi miglioramenti negli ascolti nella fascia pomeridiana e dunque si è cercato di rivitalizzare una categoria che da molti era data per spacciata, dando fiducia dunque alle soap rimaste (che, per età, rappresentano dei pezzi di storia della televisione a stelle e strisce).
Vediamo di concentrarci su Beautiful, da noi simbolo di longevità, ma che in realtà in Usa è la più piccola delle soap che vanno in onda sui maggiori canali televisivi e che negli ultimi due o tre anni ha subito molti cambiamenti nel cast, nell'aspetto e nello stile di narrazione.
La prima rivoluzione è stata con uno shift dell'attenzione sui giovani: tale mossa ha contribuito a portare un pubblico nuovo, dunque non esperto della storia passata dello show e che poteva così affezionarsi a personaggi recenti (che non richiedevano una conoscenza apprfondita di quanto successo nei precedenti venti anni). Alla lunga però portare avanti un'unica storyline ha iniziato a scontentare il pubblico e così, anche approfittando dell'uscita di scena di grossi nomi storici come Susan Flannery e Ronn Moss, si è tornati a cercare un maggior equilibrio, tentando di dare spazio a più storie in contemporanea, come avviene in qualunque soap che si rispetti.
Venendo agli ascolti, abbiamo notato nei commenti che lasciate sulla nostra pagina Facebook un po' di confusione e dunque cerchiamo di fare il punto della situazione: il 2013 è stato nettamente positivo rispetto al 2012, in quanto Beautiful è stata mediamente la soap opera che in America ha guadagnato di più rispetto alla stagione precedente. Non sono certo mancati gli alti e bassi e in particolare questo inizio d'autunno ha registrato alcune settimane di calo consecutive, che però sono state compensate dal recupero registrato nelle terza settimana di ottobre, con un incremento di 275 mila telespettatori rispetto alla settimana precedente e di 456 mila spettatori rispetto allo stesso periodo del 2012.
Tutto ciò è avvenuto anche grazie ad un recupero di Febbre D'Amore che, andando in onda prima di Beautiful, fa da traino e ne influenza almeno in parte l'andamento. Bisogna però dire che Febbre, pur restando sempre la soap più seguita nel suo Paese, ha attraversato un biennio non proprio positivo, da cui si sta lentamente riprendendo e che comunque non ha impedito a Beautiful nel frattempo di accrescere il proprio bacino di telespettatori.
E allora , perchè sulla rete si incontra - generalizzando - un umore non proprio roseo riguardo a B&B? Intanto perché il web rappresenta solo una parte del pubblico, ma anche perché a comporlo sono soprattutto i fan più accaniti, quelli "dal palato più fino" che conoscono la storia della soap (spesso ignorata o rimaneggiata a piacimento dagli autori) e che trovano più scadente il prodotto di ora rispetto a quello che era offerto fino a metà anni 2000.
L'aumento di pubblico è anche dovuto, probabilmente, anche al successo di Bell nel riuscire a captare telespettatori nuovi, magari lasciati orfani dalle soap cancellate, e che sono andati a compensare le perdite dovute agli abbandoni da parte dei fan delle prima ora.
Varie teorie o spiegazioni a parte, Beautiful rimane oggi al secondo posto nella classifica di ascolti delle soap opera in Usa, assestandosi sempre tra i tre e i tre milioni e mezzo di telespettatori e lasciando indietro General Hospital e Days Of Our Lives, pur protagoniste anch'esse di un 2013 all'insegna della ripresa.
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A cura di Andrea Gigli
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