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Centovetrine: Tv Soap intervista BEATRICE AIELLO (Penelope Diamanti)

Beatrice Aiello, new entry a CentovetrineOggi Tv Soap incontra per voi Beatrice Aiello, che giovedì 16 ottobre i fan di Centovetrine inizieranno a conoscere nel ruolo di Penelope Diamanti (la fidanzata di Vincent Saint Germain) e che accompagnerà i nostri pomeriggi televisivi per molto tempo. Ecco cosa ci ha raccontato nell'intervista che le abbiamo rivolto.

Beatrice Aiello, 175 centimetri per occhi e capelli neri, entra nel cast di Centovetrine interpretando Penelope Diamanti. Ma chi è Penelope Diamanti? Come arriva nel nostro mondo e a cosa andrà incontro a Torino?

Penelope è una ragazza dolce e allegra ma anche insicura ed irrequieta. La passione per la cucina è l’unica costante della sua vita. Nel suo lavoro mostra slancio creativo, spirito pratico e giovialità: nulla di più bello del vedere gli altri godere per le proprie creazioni. Ma questa professione richiede anche molta precisione e controllo, controllo che Penelope spesso perde per l’ansia da prestazione e l’insicurezza. L’incontro con l’istintivo Vincent è determinante, i loro caratteri si bilanciano. La loro è una storia d’amore semplice, sono prima che fidanzati dei compagni di viaggio, due giovani che girano il mondo e si fanno forza a vicenda. Quando Penelope entra nella storia ha detto di sì alla proposta di matrimonio di Vincent e al trasferimento a Torino. Qui verrà messa di fronte alle responsabilità della famiglia e del suo futuro professionale.

Due archetipi molto amati nella soap italiana sono l'eroina romantica e la dark lady senza scrupoli. La tua Penelope rientra in una di queste categorie oppure sarà "altro"?

E’ difficile inquadrare Penelope in un archetipo. Non è un’eroina romantica e non è una dark lady. E’ un personaggio umano, irrisolto. Per questo una sfida interessante. Penelope è un quadro non finito, ha in sé le potenzialità sia della ragazza accudente e dolce che della donna passionale  e indipendente. Da questa ambivalenza nascono il suo fascino e i suoi guai.

Per quanto tempo ti vedremo a Centovetrine?

Per tutta la quindicesima stagione.

Con quali personaggi / attori hai interagito di più? E di quali invece ti piacerebbe incrociare le strade?

Ho interagito di più con Vincent Saint Germain (Alessandro Cosentini), Cedric Saint Germain (Enrico Lo Verso), Emma (Galatea Ranzi), Ettore Ferri (Roberto Alpi), Giorgio Borghetti (Giorgio Bandini). Mi piacerebbe lavorare con Elisabetta Coraini, Cristina Moglia e Jacopo Venturiero.

C'è una scena di cui sei orgogliosa in modo particolare?

In realtà ho avuto tante scene intense. C’è una sequenza molto bella tra Penelope e Vincent girata nello stesso ambiente, molto avvincente e realistica.

E un momento in cui niente è andato come previsto ed è scattata la risata?

Una bellissima esterna (le esterne sono sempre una gioia). La scena era emotivamente impegnativa. L’autista del pullman ha inserito per sbaglio la retromarcia e nonostante il momento fosse straziante non sono riuscita a trattenere la risata. D’altronde anche nella vita le emozioni non sono mai univoche, nei momenti più difficili un imprevisto paradossale può portarci a un riso liberatorio e nei momenti lievi condurre di colpo alla malinconia.

Passiamo a te: chi è invece Beatrice Aiello? Quando si è sviluppata la passione per la recitazione e come sei arrivata a Centovetrine?

Sono una ragazza estroversa, curiosa, mi piace viaggiare ed incontrare persone con esperienze diverse dalle mie. Ma amo molto anche stare da sola e godermi i miei momenti riflessivi. I valori essenziali per me sono la libertà e l’amicizia, la famiglia che ci creiamo crescendo e coltivando dei rapporti puri, pochi ma fondamentali. Ho diverse passioni: scrittura, pittura, fotografia, musica, nuoto, passeggiate e… la buona tavola, in particolare i dolci… davvero! Il ruolo della pasticcera mi ha reso felice.

Ho sempre visto tanti film e spesso entravo in empatia con i protagonisti, pensavo a cosa avrei fatto in quella situazione, mi immedesimavo facilmente. Il primo laboratorio teatrale lo feci da piccola per vincere un problema di timidezza. Problema risolto magicamente sul palco. Crescendo ho provato a trasformare l’emotività in un pregio. Tutti gli artisti sono “atleti del cuore”, per usare la felice espressione di A. Artaud. Con le nostre personalissime doti abbiamo la responsabilità di portare bellezza qui dove siamo e come siamo. Ma questo potenziale può esprimersi ed essere la nostra firma nell’interpretazione solo attraverso lo studio e la disciplina. Lo studio per me è stato ed è importantissimo. Ho iniziato a studiare a 17 anni presso la scuola YD’Actors di Yvonne D’Abbraccio, una grande insegnante. Questo percorso è durato, con alcune interruzioni, sette anni, mi ha dato le basi e la determinazione a migliorare continuamente. Poi ho integrato la mia formazione con stage e laboratori di registi e maestri di teatro e cinema che stimo e che mi hanno aperto orizzonti nuovi sulla poesia, sul corpo e sulla parola.

Per Centovetrine ho fatto due provini. Il primo, a dicembre 2013, era per un altro ruolo. Poi lì mi è stata data mezz’ora per studiare tante nuove pagine per Penelope. Era una situazione-limite in cui avevo poco controllo soprattutto per la memoria quindi mi sono lasciata andare… ed ha funzionato. Call back dopo un mese e seconda domanda: cosa fai nei prossimi mesi?

Beatrice Aiello è Penelope Diamanti nella soap Centovetrine

Nel 2011 e nel 2012 hai interpretato due testi scritti da te, Gocce e Gocce d'amore, che, nell'ambito delle riflessioni sulla violenza sulle donne, tendevano a illuminare angoli di solito nascosti dei rapporti vittima / carnefice. Che esperienza è stata dare voce a battute che avevi composto tu (con recensioni molto positive, peraltro?).

Incredibilmente formativa prima di tutto per il tema delicato da affrontare, perché il testo, pur mirando a dare coraggio alle vittime, metteva l’accento sulla corresponsabilità del legame. Il messaggio è arrivato e devo ringraziare gli altri attori della compagnia che mi hanno sostenuta alla prima prova da autrice. La scrittura per la scena è completamente diversa dalla pagina: durante le prove mi rendevo conto di quanto le parole dovessero essere meno ricercate, più immediate. Ho aggiustato il testo continuamente. Ho imparato anche a non affezionarmi troppo a delle idee che sulla carta sembrano poetiche ma che in scena non funzionano, a non cercare conferme di profondità ma a pensare al pubblico. Mi sono occupata anche della produzione e organizzazione. Faticoso, ma alla fine una gran soddisfazione.

La voglia di scrivere è nata prima o dopo la passione per la recitazione? Se potessi scegliere tu, cosa faresti vivere a Penelope?

La voglia di scrivere è nata prima ma meno coltivata. Io farei vivere a Penelope una bella amicizia, con uomo o con una donna. O le farei iniziare un corso di danza, arti marziali, tiro a segno, qualcosa di nuovo che vuole imparare magari per impressionare qualcuno, e seguirne i miglioramenti. Così Penelope vince una sfida con se stessa e Beatrice acquisisce nuove abilità.

Hai lavorato con grandi nomi come Giorgio Albertazzi, Pierpaolo Sepe, Enrico Oldoini e Marco Maltauro. Cosa ti sei "portata via" dai palchi e dai set che hai condiviso con loro? 

Con Giorgio Albertazzi ho condiviso tre mesi di studio e uno spettacolo alla fine del progetto. Da Albertazzi ho imparato tante cose, tecnica, poesia, ma soprattutto che tutto deve nascere sul palco sempre come fosse la prima volta, che iniziato lo spettacolo ha inizio un rito, una trasformazione. Che il desiderio muove tutte le cose e assume le più svariate forme, anche e soprattutto in scena. Albertazzi tratta ognuno in modo diverso, anche in un gruppo di venti persone, ha attenzione e premura. I suoi racconti di vita e palcoscenico li porto nel cuore e ha rafforzato la mia passione per Oscar Wilde, Shakespeare e Garcia Lorca. Un maestro.

Con Pierpaolo Sepe non ho lavorato, ho partecipato a dei suoi laboratori. Per me molto importanti perché la mia attenzione e il mio studio sono sempre stati più cinematografici, invece lui chiedeva una scelta interpretativa anticonvenzionale, l’attribuzione a ogni gesto di un significato decodificabile dal pubblico e ricco di valenze superiori rispetto alla gestualità ed emotività quotidiana. Partiva da quest’espressionismo per scardinare gli automatismi e portarti alla conquista di un nuovo codice comunicativo. Da lui ho imparato che l’attore è un autore, deve scegliere sempre con consapevolezza.

Del set di Enrico Oldoini ricordo poco perché fu tanti anni fa e un ruolo minuscolo, comunque ho riscontrato come in tutte le mie prime esperienze qualche difficoltà per la mia altezza. Fa un po’ sorridere perché non sembra a prima vista certo un dramma, eppure per un’attrice in Italia… (ho fatto tutta la scena in ciabatte a piazza della Repubblica a Roma perché con gli stivali gli avrei dovuto far cambiare inquadratura).

Sono stata diretta da Marco Maltauro due volte per dei monologhi all’interno di una rassegna a Roma. Prove durate due giorni. E’ incredibile come la sua strada ti sembri azzardata all’inizio e invece, affidandosi, in poco tempo tira fuori il meglio di un attore, gli fa fare come vuole... e funziona!

Hai in curriculum partecipazioni a Che Dio ci aiuti, Rex e Provaci ancora prof. Quale ricordi con maggior piacere e perché?

Rex V, regia di Andrea Costantini. Ero una prostituta croata che si innamora di un soldato italiano. Ruolo piccolo, due sole scene, ma era stimolante proprio il desiderio di lasciare un segno senza strafare. Il clima del set poi era molto bello.

Quello del teatro è un linguaggio che non abbandoni, pur avvicinandoti a tv e cinema. Perché?

La passione è iniziata molto presto, spero di non abbandonarlo mai. Anzi, tante cose devo ancora impararle e non vedo l’ora di rimettermi in gioco. La pienezza, l’energia che l’attore tira fuori sul palco sono impagabili, ti danno il carburante per mesi. In fondo un attore cerca sempre il riscontro immediato della propria performance. Anche a Centovetrine, molto lontana dal teatro, ho capito che stavo andando bene quando i tecnici durante le prove prima delle riprese si fermavano ad ascoltare con interesse e rispetto. I piccoli segni d’affetto ricevuti dalla troupe sono stati il mio applauso e forse i momenti più gratificanti. Finite le riprese di Centovetrine, inizio le prove di uno spettacolo che andrà in scena a novembre a Roma al Teatro Due, una commedia tutta al femminile. Interpreterò un personaggio completamente diverso da Penelope.

C'è qualcosa che non sappiamo di Penelope o di Beatrice... e che ti piacerebbe venisse fuori all'improvviso?

Di Penelope sì perché del suo passato il pubblico conosce pochissimo per ora. Di Beatrice vorrei fosse più l’interpretazione a parlare che la sua vita privata, ma sì, ci sono degli aspetti del mio carattere più folli e buffi che solo i più cari conoscono...

Alessandro Cosentini e Beatrice Aiello in Centovetrine

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(Pubblicato il 15 ottobre 2014)


 


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