Oggi intervistiamo l'attore DANIELE RUSSO, che fiction Il Clan dei Camorristi (attualmente in onda su Canale 5) interpreta Nicola Sorrentino, politico colluso con la camorra. Ecco cosa ci ha raccontato di sé e della fiction a cui ha partecipato.
Come ti sei preparato a questo ruolo certamente non facile?
Purtroppo non è difficile in Italia prendere ispirazione per interpretare un politico corrotto... Basta accendere cinque minuti la televisione e vederli accapigliarsi in qualche pseudo tribuna politica / salone di parrucchiere.... Inoltre nello specifico il mio personaggio ha un chiaro riferimento ad un noto personaggio che tuttora imperversa tra i nostri candidati... anzi, speriamo bene!
Le vicende raccontate sono ambientate nel ventennio che va dai primi anni ’80 fino alla fine degli anni ’90. Allora tu eri molto giovane. Come ti sei documentato su quegli anni?
Credo che siano veramente pochi oggi i napoletani che non conoscono le vicende che hanno vessato le nostre terre per venti anni; anche perché i risultati li paghiamo ancora oggi tra discariche, terreni e falde inquinate etc... Poi nello specifico del mio personaggio, non è stato difficile ispirarmi ad un politico a lui troppo simile che imperversa da sempre nel nostro Paese.
Come hai vissuto questa esperienza da napoletano?
Oltre che come una bella esperienza lavorativa, la vivo come un'arma di denuncia; la speranza è che fiction del genere su temi così attuali e crudi servano a far aprire gli occhi ai giovani, soprattutto campani, su quello che è realmente il mondo malavitoso piuttosto che creare un modello a cui ispirarsi in tempi di crisi economica e di valori come quella che stiamo vivendo oggi.
Qual è la cosa che ti ha colpito di più girando questa fiction?
La grande professionalità di colleghi e maestranze e la passione di tutto il cast nel lavorare ad un progetto in cui tutti, a ragion veduta, credevano molto.
La cosa che ti è piaciuta di più del tuo personaggio e quella che ti è piaciuta meno?
Tendo a non commentare mai i personaggi che interpreto, anche perché quasi mai hanno qualcosa che mi avvicina a loro. Quindi in effetti quello che più mi piace è proprio la distanza totale di Daniele da Nicola Sorrentino, mentre quella che mi piace meno è che in realtà quest'ultimo è esistito davvero...
In questa fiction ti vediamo nei panni del ‘cattivo’. Nella tua carriera ti sarà capitato di interpretare anche il ruolo del ‘buono’. Ti identifichi di più nei personaggi ‘positivi’ o ‘negativi’ e quali preferisci interpretare?
Sicuramente non amo i personaggi solo “buoni” o “cattivi”... il bello di questo mestiere è dare vita alle sfumature, ai sottotesti, alle emozioni più nascoste. Se un personaggio è scritto bene non è importante se è un eroe negativo o un paladino della giustizia! Sicuramente, ripeto, l'importante è che non sia troppo vicino al mio vero modo di essere e soprattutto non ripetersi, mai!
Come ti spieghi che spesso i personaggi negativi sono quelli che piacciono di più al pubblico, o che comunque riscuotono più ‘simpatia’?
Credo sia normale. Il cinema come la letteratura ed il teatro sono mezzi di evasione. Vivere virtualmente storie che non ci sogneremmo mai di vivere in carne ed ossa è l'arma che ha la persona “normale” per evadere dalla realtà. Anch'io da spettatore mi esalto a vedere film di questo genere ma lungi da me l'idea di immedesimarmi nella vita vera in personaggi del genere; per esempio spero sempre che il mio lettore dvd cambi il finale di Carlito's Way quando Carlito Brigante muore nell'ultima scena....
Ci puoi anticipare qualcosa sull’evoluzione del tuo personaggio nelle prossime puntate del Clan dei camorristi?
Non ho troppe esperienze del genere alle spalle quindi non so bene quanto posso spingermi.... ma diciamo che il politico più vicino al mio personaggio nel mondo reale ha rischiato addirittura di essere candidato alle ultime elezioni.....
Hai alle spalle numerose e importanti collaborazioni teatrali, più che televisive. Dopo questa esperienza sul set del Clan, ti piacerebbe continuare a lavorare per prodotti televisivi?
Assolutamente sì. È un linguaggio diverso che ha moltissime possibilità narrative ed interpretative e poi è divertente, per chi è abituato ai ringraziamenti teatrali a fine spettacolo, avere contezza del risultato un anno dopo aver finito di lavorare....
Quale credi sia oggi la difficoltà maggiore per chi vuole fare questo lavoro?
Ancora me lo chiedo. Ogni giorno mi sembra che ce ne sia una nuova! Di base un attore, anche quando non lavora, dovrebbe cercare di non interrompere mai il proprio lavoro di ricerca perché, come ci insegnano i grandissimi attori del presente e del passato, sono infinite le emozioni e sensazioni che si possono provare e far provare al pubblico.
Tu hai studiato duramente per fare questo lavoro quindi mi viene da chiederti: studio o talento, cosa conta di più per fare l’attore? E, soprattutto, ci si può improvvisare artisti?
Il cappello della domanda chiaramente ti dovrebbe lasciare immaginare la risposta.... Non credo fino in fondo nel talento puro e crudo, anche perché tutti i miei punti di riferimento, italiani e stranieri, hanno alle spalle un percorso di studi importante. Il talento è quel “quid” in più che non tutti hanno ma che da solo non basta. Lo studio, la ricerca sono imprescindibili, a meno che non si voglia interpretare sempre lo stesso personaggio tutta la vita, come avviene per molti colleghi.
In cosa sei impegnato in questo momento?
Sono impegnato in teatro con un testo di Viviani che sarà a Catania e Torino nel mese di Marzo e poi riprendo il bellissimo “Ricorda con Rabbia” di Osborne dove sono in scena con Stefania Rocca, Angela De Matteo e Marco Mario de Notaris con il quale sarò tra le altre a Roma al teatro Ambra Jovinelli dal 4 al 14 aprile; uno spettacolo molto intenso e commovente che rispecchia molto bene la rabbia che accompagna le generazioni “bloccate” in quest'epoca di difficile transizione.
Ti ringraziamo per la tua disponibilità, un grande in bocca al lupo per il tuo lavoro e speriamo di rivederti presto in tv!
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