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Centovetrine: Tv Soap intervista l'attore ARON MARZETTI (che interpreta il ruolo di Brando Salani)

Quest'anno, per la prima volta, Tv Soap vi ha offerto alcune interviste originali agli attori delle soap opera italiane (ed in qualche caso anche delle fiction di prima serata). Con molta probabilità continueremo in tal senso anche nella prossima stagione televisiva, intanto concludiamo in bellezza questa prima fase di incontri intervistando ARON MARZETTI, che a Centovetrine presta il suo volto al personaggio di Brando Salani.

A cura di Carla per TvSoap.it. La riproduzione è VIETATA, anche parzialmente.

Partiamo dal fritto misto: se potessi usare i viaggi del tempo di “Midnight in Paris” e incontrare i grandi attori del passato, con chi vorresti girare un film?

Sicuramente con gli attori del cinema italiano: Mastroianni, Gassman… sono gli attori che mi hanno segnato quando ero ragazzino. Ogni tanto mi dicono che sembro un po’ un principino, perché parlo in dizione e ho un portamento “presente”, ma se i grandi del passato avevano questo atteggiamento forse non era tutto sbagliato! (ride) E poi aggiungiamo Gregory Peck!

E se potessi essere uno dei calciatori della nazionale italiana di calcio, invece, chi vorresti essere?

Buffon. Lui c’è, c’è sempre. Ed è il miglior portiere al mondo!

Per te, per come la affronti, la vita è un circo, un palcoscenico o un campo da calcio?

Per come è "Aron" la vita è più un circo, un divertimento, un luogo dove star bene e far star bene gli altri, le persone che mi circondano, la mia famiglia, la mia compagna. La vita è fatta per sperimentare, per confrontarsi. Molti però la vedono più come un palco, come un luogo da vivere con una maschera in faccia, dove giocare un ruolo.

La storia di Aron Marzetti. Dalle scuole medie all’Accademia dei filodrammatici: cosa c’è in mezzo?

Allora, dopo le medie c’è il liceo: grafica pubblicitaria con indirizzo fotografico. E dopo è arrivato il bivio: la strada si stava aprendo sulla fotografia di moda, ma anche sul teatro… Ero molto combattuto ma alla fine ha vinto il teatro, quindi ho fatto i corsi necessari e dopo un anno sono entrato in Accademia.

Come mai proprio l’Accademia dei Filodrammatici e non la Silvio D’Amico o il Centro Sperimentale di Roma? E cosa ti ricordi del provino?

Perché l’Accademia dei Filodrammatici di Milano è l’accademia più antica d’Italia, pensa che è ancora totalmente sovvenzionata – oggi nel 2012 – dai nobili di Milano ed è completamente gratuita! Nel nord Italia per chi vuole studiare recitazione è il nome più quotato assieme alla scuola del Piccolo e alla Paolo Grassi. E io volevo restare a Milano per dedicarmi completamente alla scuola: se avessi lavorato per mantenermi fuori, non avrei potuto farlo.

Del provino mi ricordo che eravamo in 360, ed entrammo in 16 che diventarono 14 con un’ulteriore selezione dopo due mesi. Erano due incontri, dovevamo portare un monologo che fosse una poesia, un dialogo, un pezzo a scelta… e c’era grande tensione! Io avevo già provato l’anno prima, appena finito il liceo, ma preparandola con un gruppo di amici, e non era andata. Per cui quell’anno ho preparato l’ammissione per mesi, ho fatto corsi, uno stage, e sono arrivato con una concentrazione forte, che ha fatto sì che potessi esprimermi al meglio.

È stata una bella prova e decisamente lo studio ha fatto la differenza. A volte chiacchiero con degli amici che mi chiedono che percorso ho fatto, che cosa si dovrebbe fare per fare l’attore… C’è un po’ questa moda di arrivare a fare l’attore improvvisandosi, ora: ecco, secondo me è un po’ una rovina, alla fine ne va della qualità del prodotto, non tanto per le persone che possono anche avere capacità, ma per il prodotto finale, che ne va a risentire.

Sembra che tu sia uno dei pochi milanesi che ama Milano…

Guarda, l’amore per Milano l’ho riscoperto negli ultimi tre anni: prima abbiamo avuto un lungo rapporto di odio e amore con questa città frenetica, grigia, fredda… soprattutto nei rapporti interpersonali. Invece negli ultimi anni, visto che sono sempre in giro con la valigia in mano, tornare a casa e trovare la città accogliente e piena di eventi e di attività e gli amici che ti aspettano sempre a braccia aperte me l’ha fatta riamare. Poi ovviamente c’è una cosa fondamentale che devi imparare, per vivere Milano con serenità: sapersi muovere negli orari per evitare il traffico!

Tornando alla tua storia, dopo l’Accademia cosa c’è?

Dopo l'accademia resto legato a Milano, che è sempre la mia base, ma faccio un’esperienza a Cesenatico, all’accademia italiana del circo, e poi dopo un periodo di corsi vari di giocoleria acrobatica ed equilibrismo inizio a lavorare in giro per l’Italia come performer e attore. Perché un’altra accademia, pure per il circo? Perché se devi fare una cosa la devi fare bene: ci sarà un motivo se le grandi scuole sfornano i migliori artisti…  È vero che le perle rare arrivano in qualsiasi campo anche senza basi ma secondo me lo studio è fondamentale, sempre.

A proposito di teatro: tu hai recitato in tanti spettacoli, soprattutto classici (“Il malato immaginario”, “Cyrano”, “I promessi sposi”, “Casanova”), e poi hai fatto il regista in uno meno classico (“Donne in sorpasso”). Come sono nati questi progetti?

Gli spettacoli "classici" li ho fatti con grosse compagnie del circuito milanese che avevo sempre stimato. Negli anni da studente all’Accademia mi ero artisticamente "innamorato" di alcune di queste compagnie o dei registi come Corrado D’Elia o "Quelli di Grock", che poi univano il mio amore per il circo alla recitazione (sono una scuola che nasce sul movimento, sull’espressione corporea). Grazie a Dio entrambi i sogni si son realizzati e ho potuto far parte dei loro spettacoli da protagonista.

L’esperienza da regista invece è nata come nascono tanti progetti nell’ambito del teatro: eravamo a uno di quei bar di ritrovo tra attori, un’amica al tavolo mi propose una sceneggiatura e visto che in quel periodo ero libero accettai. Abbiamo fatto tre date e la ricordo come un’esperienza assolutamente positiva con feedback ottimi dagli attori e dal pubblico, anche se ovviamente era uno spettacolo senza grandi pretese: senza finanziamenti fare grandi cose è difficile. Però è un’esperienza che ricordo come bella e la rifarei volentieri, anche perché in questo momento ho delle proposte come regista di piccoli video, e dopo l’estate - se avrò tempo - mi piacerebbe tornare a cimentarmi in quel ruolo. Anche perché come attore, essendo stato dall’altra parte, so che tasti andare a toccare per portare le persone a fare quello che vuoi, e avendo fatto la scuola con un’impostazione fotografica, nonché proprio il fotografo per diversi anni, credo di poter dare la giusta impostazione alla ripresa.

Oltre all’attore e al performer circense tu hai anche aperto un’agenzia di eventi: c’è in te un’imprenditorialità che di solito non si trova negli artisti?

Sì, ho aperto un’agenzia di eventi che ci ha dato anche grosse soddisfazioni… Parte tutto dai primi anni: per pagarmi gli studi avevo iniziato a lavorare dietro le quinte nei teatri. Mi occupavo di organizzazione, cose pratiche, gestione… eravamo in pochi all’epoca e ho avuto un buon insegnante che mi ha passato le basi dell’imprenditoria del mondo dello spettacolo: è stata una cosa che mi sono sempre portata dietro, e quando poi - anni dopo - è arrivato il momento in cui come performer circense avevo tantissime richieste e sull’agenda ero riuscito a selezionare dei colleghi artisti in cui credevo… ho aperto questa piccola agenzia, che poi ha avuto delle belle soddisfazioni.

Chiariamo: per gestire i conti grazie a Dio ho sempre avuto una persona accanto! A livello registico di proposte anche a grossi clienti come aziende per eventi privati ero la punta di diamante, ma per le fatture, le uscite e le entrate proprio no… (ridendo) Quando mi chiama il commercialista, mi chiuderei una mano in una porta piuttosto che andare!

Una cosa che di te non si sa: hai mai fatto esperienze all’estero?

Sì, ho fatto dei lavori per Dubai: alcuni spot pubblicitari e tre situazioni di moda (come modello). Ero anche stato selezionato per interpretare un personaggio in una fiction ambientata lì, con una produzione in inglese. Poi Centovetrine è ripartita, le date non erano compatibili e io sono tornato ad interpretare Brando.

Centovetrine, Brando: quando sei stato la prima volta a San Giusto e cosa hai pensato?

Allora, i casermoni non mi hanno affascinato molto ma le Alpi sullo sfondo, quel cielo azzurro cristallino con le montagne innevate di fronte… sono uscito dal casello, ho visto quello spettacolo e ho pensato che in un posto così mi sarei fermato volentieri… scappavo appunto dalla grigia e frenetica Milano e mi sembrava così rilassante e piacevole.

La prima volta sono salito per fare il provino per Le tre rose di Eva, per il personaggio della famiglia Monforte che tornava dalla missione militare, Matteo. Poi le cose si sono spostate e io sono entrato nel cast di Centovetrine. Dal provino al set sono passati due mesi… non tantissimo, anzi.

Sapevi già che saresti rimasto così a lungo? E che cosa pensi sia piaciuto di più di te e del tuo personaggio?

All’epoca Daniele Carnacina fu molto chiaro e mi disse “facciamo una prova di sei mesi per vedere come si sposa il personaggio con l’attore, il riscontro del pubblico e vediamo”. Poi una buona alchimia c’è stata… ed ecco Brando Salani!

Del personaggio credo sia emerso e piaciuto soprattutto il fatto che sia un uomo di sani principi, legato alla terra, uno che si rimbocca le maniche, si sporca le mani, gira in stivali e pantaloni spiegazzati, va a lavorare e apre un negozio. È stato un modo per aprire una finestra su un mondo più fisicamente imprenditoriale, un ritorno verso la realtà quotidiana con una figura pulita… forse una boccata d’aria in un mondo sia reale che di soap pieno di conflitti e manovre finanziarie. Ecco credo che sia uscito un tratto di "onestà" di Brando, soprattutto con se stesso, e io questo  lo condivido con Brando: l’essere onesto con me stesso, il fare quello che mi piace fare.

Secondo te Brando è più principe azzurro o ragazzo della porta accanto?

Ragazzo della porta accanto. Il principe azzurro non credo che esista: Brando ha i suoi difetti e i suoi lati negativi. È un uomo, non un principe azzurro.

Quando sei entrato nel cast e ti sei trovato con i ritmi velocissimi della soap e tutta la serie di disgrazie che capitano a Brando nel giro di un mese... ti è mai capitato di pensare “Sono entrato in una gabbia di matti!”?

All’inizio è stato il panico, credo che capiti a tutti i nuovi arrivati, è disarmante l’impatto! Poi entri nel ritmo e ti accorgi di essere circondato da professionisti e belle persone, e in più ti scatta anche qualcosa a livello mnemonico: la memoria a breve termine si sviluppa tantissimo nell’arco di 2-3 mesi e i copioni (che sono le cose che spaventano di più un attore, perché girare otto scene al giorno per cinque giorni la settimana è impegnativo!) dopo un po’ si superano.  Il corpo aiuta!

Domande romantiche, ti toccano. Com’è stato il primo incontro con Barbara Clara e cosa hai pensato di lei in quel momento?

(ride) Mettiamo la musichina di sottofondo, allora? Il primo incontro con Barbara è stato fuori dai camerini, con la coach Lina Bernardi che è una persona essenziale soprattutto in una prima fase di indirizzo verso il personaggio. Cosa ho pensato in quel momento? “Che bella gnocca!”. Barbara è una bellissima ragazza e soprattutto ci siamo trovati subito: siamo due persone che adorano la vita, ridere, scherzare… poi lei è sudamericana, ha questo carattere focoso… c’è stato subito feeling.

L’altra domanda "romantica" obbligatoria: in una recente intervista ti sei dichiarato single. Lo sei ancora o nel frattempo è arrivata quella giusta?

Ancora single, single!

Escludendo Barbara Clara, con quale attrice / personaggio femminile ti piacerebbe far interagire Brando?

Decisamente mi piace l’interazione con Serena, Sara Zanier, essendo lei molto giovane ma con una grossa esperienza a Centovetrine… è qui da quattro anni ormai. E poi sono contento di aver lavorato con la Coraini, è una grande professionista!

A livello di trame, invece, cosa ti piacerebbe far vivere a Brando che non è ancora successo?

Io adoro le scene d’azione, per cui vorrei che Brando entrasse in una linea alla Bruce Willis, con macchine infuocate, fughe dai palazzi, vite spericolate!

Per te Centovetrine è educativa, uno specchio della realtà italiana o nessuna di queste cose?

Sicuramente non è lo specchio della realtà italiana. Educativa… credo si basi su situazioni che possono accadere nella vita, quello sì. Non credo sia diseducativa, ma da qui a dire che sia educativa ce ne passa… direi la terza.

Torniamo ad Aron: cosa ti fa arrabbiare nella vita?

Mi fanno arrabbiare le persone arroganti, basta all’arroganza! Le persone che ti vogliono prendere in giro e l’indifferenza mi mandano fuori di testa.

E cosa invece ti conquista all'istante?

La dolcezza e quella luce negli occhi che significa vita, scintillio. Io amo la vita.

Devi partire per l'isola dei famosi e ti permettono di portarti un libro, un film in dvd e un piatto preferito da consumare in volo. Cosa ti porti?

Allora, Isola dei famosi vuol dire che ti devi rilassare, per cui come libro mi porto uno di quei romanzacci che mi leggo in barca tipo quelli di Clive Cussler: ottocento pagine che ti fanno staccare il cervello e rilassare. Come piatto mi porto il pollo alla besciamella che fa la mia nonna ed è uno spettacolo, e come dvd… un film che mi devo vedere per quattro mesi… (ridendo) Cast Away, così magari scopro pure qualche tecnica per pescare a mani nude!

Hai partecipato a un evento di beneficenza con Barbara Clara. Ci racconti com’è capitato? E secondo te per i personaggi che diventano noti fare beneficienza è una "paraculata", un dovere o entrambe le cose?

La scelta di collaborare con “Mani tese” facendo da testimonial è partita da un’amicizia: conoscevo già l’organizzazione perché vent’anni fa avevo partecipato a un evento come collaboratore da ragazzetto, sapevo che aveva sedi in tutta Italia e che è fatta di persone serie e normalissime che danno tempo ed energie per realizzare cose belle, e così quando un’amica mi ha proposto quell’esperienza ne ho parlato con Barbara e abbiamo accettato al volo.

Adesso poi collaboro con Unicef, che stimo tantissimo: alla fine il mio sogno è fare il mio lavoro aiutando gli altri e girando il mondo, e la beneficenza per me non è una paraculata da attore, lo faccio col cuore. E penso che in generale, tutti, qualsiasi motivo abbiano per dedicarcisi, l’importante è che la facciano perché serve.

Tra le tue esperienze a metà tra il lavoro e l’impegno sociale c’è la clownterapia in ospedale. Ce ne parli?

Sì, dopo l’accademia del Circo mi sono specializzato come clown, anche perché ritenevo che fosse il ruolo in cui contava di più la recitazione, e poi perché far ridere è una  delle cose più difficili. E soprattutto i bambini sono diretti: se non fai ridere te lo dicono, non è che si fan problemi. Però io ho sempre amato confrontarmi con questa cosa e trovare delle ottime strade per coinvolgere i piccoli nella risata, e per un periodo l’ho fatto anche negli ospedali come clownterapia.

Il regalo più bello che hai ricevuto?

È difficile scegliere, ora che mi ci fai pensare sono stato molto fortunato. Ma se devo prenderne uno che mi porto dentro, più nel cuore che non fisicamente, è un campanellino che ci siamo scambiati con un bambino sordomuto in Thailandia, dove ero andato in missione come volontario per un breve periodo. Con questo bambino si era trovata un’intesa con uno sguardo, con il linguaggio del corpo… e avevamo trovato questo modo con i campanelli, lui aveva il suo, e io casualmente avevo una pallina che faceva rumore con me: abbiamo comunicato riuscendo a instaurare una specie di codice con questi “aiuti” e quando ci siamo salutati lui mi ha regalato il campanellino e io gli ho regalato la mia pallina.

Come vivi il fatto che il 10 agosto Centovetrine chiude e non si sa se riapre? E a questo proposito, ci sono novità?

L’incertezza la vivo come un processo naturale nella vita di un attore. Ma mi dispiace tantissimo per i professionisti coinvolti, le maestranze, gli elettricisti, il trucco, il parrucco, i costumi, l’albergo, i ristoranti ecc. È soprattutto per loro che mi dispiace, e poi credo che Centovetrine sia un ottimo prodotto tutto italiano, che grazie al serale tante persone hanno anche rivalutato, realizzando che certo non siamo un film d’autore ma che come soap è un prodotto coinvolgente e ben recitato… sarebbe un peccato davvero chiuderlo.

Per quanto riguarda le novità… forse c’è una possibilità che nel 2013 la barca (io adoro il mare, voglio usare questa immagine) possa ripartire. È una possibilità.

Negli ultimi tempi ti abbiamo visto anche negli spot Nastro azzurro e Btp. La pubblicità è un po’ una costante nella tua vita.

È vero, mi accompagna. Poi vivendo a Milano dove si fa molta pubblicità, anche spot stranieri, sono riuscito a crearmi una mia visibilità… Lo spot della Nastro Azzurro me lo porto dentro: è stata l’esperienza più bella mai fatta per una pubblicità, con Tony Kaye, un regista di Hollywood, il regista di American History X (ridendo). Si potrebbe quasi dire “dopo Edward Norton, Aron Marzetti”… no, ovvio che non lo direi mai, ma è stato qualcosa di molto bello.

Curiosità di look: da una foto pubblicata su Telepiù viene il dubbio: avevi i capelli lunghissimi qualche anno fa?

(ride) Sì, è per quello che non sono arrivato in tv prima! Da quando li ho tagliati…

Ancora sul look: come devono essere i calzini?

(ride, pronto) Non ci devono essere i calzini! Ciabattine da mare e camminare sulla spiaggia… io voglio andare a vivere in un posto caldo e in questo periodo sto benissimo, con le mie scarpe da barca senza calzini!

E la cravatta? Che tipo di rapporto hai con lei? La indossi sempre, se obbligato o proprio mai?

Non mi dispiace, però ovviamente la porto solo se obbligato.

Devo chiedertelo: nel 2001 hai preso parte a un episodio di Don Matteo. Eri l’assassino o l’innocente ingiustamente accusato?

Ero l’innoceeeeente! Un ballerino innocente! Io sono troppo buono, con questa faccia mi fanno fare il buono. Ma mi piacerebbe fare il cattivo per una volta, un novello Jago…

Qual è stato il momento più bello che hai vissuto come attore?

Bisogna dire come prima cosa che è molto differente l’emozione che puoi provare in teatro o in tv. In teatro il momento che mi ha emozionato di più… è il Cyrano!

Per te recitare e mentire sono la stessa cosa?

Assolutamente no. Recitare è una cosa straordinaria, ti fa volare, provare emozioni di un’altra persona, di un altro personaggio che in realtà è sempre una parte di te, che regali agli altri, che vai a scoprire, a ritrovare. Mentire… forse la tecnica la stessa, però quello che provi dentro è sicuramente l’opposto.

E dopo tutte le risposte di Aron, che RINGRAZIAMO per la sua enorme disponibilità, vi lasciamo con una domanda che proprio lui pone alle lettrici e ai lettori di Tv Soap:

"Che ruolo vorreste che interpretassi? Aspetto una vostra risposta sulla mia bacheca di Facebook (www.facebook.com/aron.marzetti.1) Sono curioso di vedere cosa mi rispondete!!!"

Vi segnaliamo anche la pagina ufficiale di Aron (sempre su Facebook):



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© TvSoap.it - Riproduzione vietata. Le foto sono tratte dalla pagina Facebook dell'attore

(Pubblicato il 4 luglio 2012)


 


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