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Iniziamo subito levandoci il dente che duole: la chiusura del set di Centovetrine, che tanto ha fatto parlare in questi mesi. Ora sembra proprio che ci sia uno spiraglio, pare che siano state ordinate 200 nuove puntate, a dar retta a quello che scrive il settimanale Oggi. Cosa puoi dirci a questo proposito?
Eh, sembra appunto. Perché noi attori in realtà non ne sappiamo ancora nulla. Noi la conferma ancora non l’abbiamo, è ventilata la possibilità di riprendere, per cui siamo in attesa che ci dicano qualcosa. Poi è inevitabile che tutto verrà valutato anche in base a quelle che sono le richieste e le necessità sia della produzione, sia della rete e sia di noi attori. Perché non è che nel momento in cui viene confermata la soap su una decisione che viene presa da Mediavivere o Mediaset si riprende automaticamente, in quanto poi devono essere valutati e discussi anche i termini contrattuali.
La sensazione che si ha, in questo momento, è che la rete dovrebbe puntare di più su un prodotto che in termini di ascolti è sempre una garanzia…
Sì, è vero. Il problema è che la tv generalista è cambiata totalmente per cui non si può recriminare su un editore che giustamente può valutare in base a quelle che sono le necessità e le richieste del mercato in questo periodo. Certo, cinque anni fa sarebbe stata assurda questa decisione, sarebbe stato quasi delittuoso, ma in questo momento con la pubblicità che paga delle cifre ridottissime rispetto a quelle di 5 anni fa (e che si deve spalmare su una miriade di canali televisivi che sono spuntati), le cose si sono complicate. Poi, lo sappiamo, l’impegno di ogni individuo a livello televisivo è un impegno che deve portare del denaro. Purtroppo il discorso prettamente qualitativo non è tenuto in considerazione, e non solo dalla tv commerciale, ma abbiamo avuto modo di constatare in questi ultimi anni che anche la tv di Stato raramente ha fatto prodotti di grandissima qualità. Certo è che noi di Centovetrine siamo intrattenimento puro, non è che possiamo considerarci una trasmissione che abbia un fine diverso da quello dell’intrattenimento, però cerchiamo di fare bene il nostro lavoro. A questo punto le decisioni purtroppo spettano ai cosiddetti grandi capi.
Intanto domenica, dopo il successo dello scorso anno, riparte l’esperimento della prima serata alla domenica sera. Può essere considerato un modo per cercare di valorizzare il prodotto?
Io credo che sia soltanto un modo per cercare di avere un minimo di garanzia all’interno di un palinsesto che non è che offra moltissime cose. Centovetrine è sempre una garanzia assoluta, lo è nel daytime e lo è stata l’anno scorso in prima serata. Perché sai, farci rimontare le puntate che noi abbiamo costruito per il daytime non è un rivalorizzare il prodotto. Quello è un prodotto che è già stato acquistato, che non costa, e che se riesce a fare il 13% di share in prima serata come lo scorso anno, tanto di guadagnato, è grasso che cola. Poi il linguaggio della prima serata è assolutamente diverso da quello del daytime, e non è solo un discorso economico, è proprio un discorso di linguaggi, un discorso stilistico. La soap nasce e vive con un linguaggio che è il linguaggio della soap, è uno specifico del settore televisivo. Su Centovetrine poi sono state scritte anche una quindicina di tesi di laurea nelle varie università italiane. Questo settore specifico televisivo ha una collocazione altrettanto specifica che è quella del daytime. Il risultato straordinario che abbiamo ottenuto lo scorso anno nel serale è dovuto essenzialmente alla straordinaria fidelizzazione che il nostro pubblico ha nei nostri confronti e nei confronti della soap opera. E poi perché, dal mio punto di vista, Centovetrine è realizzata in maniera egregia, ha un livello qualitativo assolutamente dignitoso.
Verissimo. È per questo che la soap meriterebbe di continuare…
Stiamo reagendo bene. Possiamo solo augurarci di continuare e che ci dicano in fretta di che morte moriamo. Anche noi abbiamo necessità di sapere realmente, e in tempi brevi, quello che sarà il nostro futuro. Anche perché io, per rispetto a un discorso produttivo, sono legato a Centovetrine e quindi mi sto tenendo in standby, ma nel momento in cui ci diranno cosa vogliono fare tutti ci comporteremo di conseguenza.
Intanto ora la soap festeggia 12 anni, e sono ben 12 anni che tu fai parte del cast. L’avresti mai immaginato, all’inizio?
No, non l’avrei mai immaginato. Ho comunque dimostrato nel corso degli anni fedeltà assoluta al prodotto e alla rete, quindi mi aspetto che ci sia di contro un risultato positivo, ora.
Il tuo personaggio, in questi 12 anni, ha avuto un’importante evoluzione che ti ha permesso nel corso degli anni di spaziare e interpretare dal cattivissimo e cinico, all’uomo ravveduto e innamorato…
L’ho ripetuto tante volte: non finirò mai di dire grazie agli sceneggiatori, alla produzione creativa, perché indubbiamente Ivan Bettini ha permesso a Pietro Genuardi di spaziare a 360° in quella che è la professione, pur trattandosi di un unico prodotto, ma 360° per quello che è l’excursus interpretativo e attoriale di questo personaggio. Ci sono stati dei momenti meravigliosi, che ho sempre grande piacere a ricordare e ci sono stati dei momenti un po’ meno straordinari, nel senso che forse determinati momenti di vissuto di Ivan Bettini non mi riempivano di soddisfazione…
Ti possiamo chiedere quali?
Preferisco essere un cinico disperato e maledetto piuttosto che un romanticone, per fare un esempio, però questo non significa che il personaggio non mi abbia dato tantissimo e quindi non finirò mai di ringraziare le persone che scrivono.
Quale è stato il periodo in cui ti sei più divertito sul set?
Il divertimento c’è sempre. I primi anni sono stati meravigliosi. Sono stati anni in cui la goliardia e il piacere di stare insieme sono stati veramente superiori a qualsiasi cosa. Poi naturalmente col tempo gli interessi di ognuno hanno fatto scemare questo grandissimo entusiasmo. Comunque ancora adesso ci incontriamo, ci vediamo, facciamo serate insieme. Il piacere di stare insieme c’è sempre stato e c’è ancora adesso.
Quali sono i pro e i contro di lavorare così a lungo su uno stesso set?
I pro sono tantissimi, in primis il discorso economico. Con il lavoro d’attore è difficile avere una certa continuità e quindi permettersi certe cose che potresti fare soltanto se lavorassi come grande manager di una grossa società. Il secondo aspetto è che ho conosciuto delle persone che nella maggior parte dei casi, tranne pochissimi elementi, sono state tutte persone straordinarie. E poi la possibilità di mantenere sempre vivo l’allenamento nella professione, altro elemento discriminante straordinario. I contro sono che ci sono momenti in cui lavoriamo anche 14-15 ore al giorno, quindi la stanchezza, ma in questo momento passa in secondo piano visto che siamo tutti a casa a riposo.
Per concludere in maniera un po’ più leggera, torniamo a parlare di Ivan Bettini, e diciamo che nel corso degli anni non è mai stato molto fortunato con le donne…
(ride) Ivan Bettini con le donne è fortunatissimo: fa quello che vuole con loro e poi viene lasciato, quindi meglio di così… È la cosa più ambita da tutti gli uomini: amarle e farsi lasciare! Non glien'è andata bene una dalla prima puntata, ma se gli sceneggiatori scrivono così non è che posso mettermi a piangere! (ride)
Ci sarà in futuro speranza anche per lui?
In questo momento Ivan si sta riprendendo, dopo un periodo difficile. E sì, ci sarà una nuova storia d’amore per lui. Il problema è che, visto che siamo fermi, ancora non so come va a finire… Ma ci sono speranze che le cose per lui possano andare meglio!
