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Centovetrine: Tv Soap intervista ANDREA BULLANO, che entra nel ruolo di Yuri Vetel

Ne abbiamo parlato per mesi ed ora il momento è finalmente arrivato: a Centovetrine entra in scena Yuri Vetel, nuovo braccio destro di Maddalena Sterling (Anna Maria Malipiero) e destinato ad interagire moltissimo con Carol Grimani (Marianna De Micheli).

Per l'occasione Tv Soap ha incontrato l'attore che darà il volto a Yuri, ovvero Andrea Bullano. Ecco l'intervista da noi realizzata:

A cura di Carla per TvSoap.it. Riproduzione vietata.

Ti dico tre parole, dimmi la prima che ti viene in mente collegata ad esse.

Roma.

Casa.

Attore.

Responsabilità.

Centovetrine.

Grande opportunità...

Hai partecipato a Centovetrine quattro anni fa e sei tornato a girare nel 2011. Cos’è cambiato in quattro anni in Andrea persona e cosa in Andrea attore?

Tanto nell’attore e tanto anche nell’uomo, perché quando si varcano i 30 anni inevitabilmente c’è un cambiamento importante. C’è chi lo vive nella decade prima, io l’ho attraversato in questi anni. Ho fatto quel ruolo da guest quando vivevo una vita diversa, sono cambiate tante cose anche dal lato artistico, c’è stato un miglioramento, una maturazione, un percorso. Ed è inevitabile che il cambiamento dell’uomo vada di pari passo con il cambiamento dell’attore: la vita che accompagna la carriera è determinante. Dopo quel “momento” attorno ai trenta diventa naturale fermarsi, affrontare le cose diversamente: con meno enfasi e meno entusiasmo, magari, ma con più consapevolezza.

Qual è la cosa che ti è piaciuto di più interpretare in Yuri?

Essendo personaggi di soap sono molto sopra le righe, perché quello che si trovano a vivere non accadrebbe mai nella realtà; nel momento in cui mi sono trovato a rappresentare Yuri, in quel contesto, mi è piaciuto il fatto che lui cambiasse in relazione alla vendetta iniziale, che questo accadesse per un amore e che però si portasse dietro un tormento per quella vendetta da compiere. È un personaggio che vive anche dei cambi strategici e che di base è molto confuso su di sé… interpretarlo è stato professionalmente stimolante!

Il rapporto tra Yuri e Maddalena sembra venire da molto lontano: quanto lontano esattamente?

A livello di avvenimenti risale a prima della nascita di Centovetrine, del centro commerciale.

Se ti dico che sembrano tanto fratello e sorella?...

No. (deciso, poi si distende in un sorriso)  A me piace la chiarezza!

Cos’hai pensato quando hai capito che il tuo ruolo era collegato alla morte di un altro personaggio molto amato da una parte del pubblico? C’è una sorta di paura ad affrontare questo genere di storie o è più una sfida?

No, affrontare il fatto che Yuri fosse coinvolto nell’uscita di un personaggio che durava da anni non è stata né una sfida né una paura. Ho fatto il mio lavoro e ho affrontato la cosa in un contesto di sceneggiatura. Poi con la messa in onda si vedrà se il pubblico mi massacrerà o no, ma io (sorride) ho la fedina penale pulita!

Dal 12 settembre quando esci di casa ti dai un’occhiata allo specchio in più o in meno? Sei pronto alla popolarità che danno quattro milioni di telespettatori?

No no, assolutamente! Io sono molto libero da questo punto di vista. C’è l’essere un po’ vanesio quando si va in scena, ci sta, ma solo in quel momento. Per il resto sono uno tranquillo, anche poco attento. Ma è già successo che mi fermassero… magari quando mi prendevano per un altro. Può capitare (ride), l’importante è che non chiedano soldi o non siano creditori, poi va bene tutto.

Un’attrice con cui hai interagito e ti sei trovato molto bene ed una con cui non hai interagito ma avresti voluto farlo.

Sia professionalmente che umanamente mi sono trovato molto bene con Annamaria Maiipiero. Per il resto io sono uno non riservato perché non è la parola appropriata, però quando stacco non è che coltivi un’assidua frequentazione fuori dal set se non nelle cene in albergo assieme. Per cui non posso dare un giudizio umano abbastanza approfondito e al di fuori della mia storyline non conosco le altre così bene da poter fare una scelta professionale, farei torto a qualcuna.

Quanto dura la tua partecipazione a Centovetrine?

Saperlo! No, davvero, non lo so, sul set si gira a dei regimi abbastanza imbarazzanti di ore e di lavoro e non ho fatto il calcolo dei giorni. Ho staccato a giugno alla conclusione della mia linea.

La notizia della chiusura è arrivata mentre eri sul set. Cosa ricordi di quel momento? Cosa ne hai pensato allora e cosa ne pensi ora che la produzione è ferma e si aspettano decisioni?

Da un punto di vista personale non sono notizie piacevoli da ricevere, in pieno regime lavorativo… già c’è poco lavoro e una situazione generale che non va bene, per una volta che stai facendo un bel personaggio in un prodotto che va forte ti arriva una notizia del genere l’antivigilia di Natale… Non è stato il modo più bello di passare le feste. E guardando il prodotto da un occhio esterno… chiudere un prodotto che va fortissimo, con gli sponsor che chiedono spazi… che senso ha?

Il pubblico ti amerà, ti odierà, o amerà odiarti?

Guarda, io spero solo di essere apprezzato. Anche odiato ma apprezzato. È una risposta che si rifa al discorso di prima, l’unico dubbio è sulla storia… Ma alla fine non so quanto fosse amato Adriano (sorride), forse dovrei consultare gli analisti per avere un quadro generale delle relazioni e dell’apprezzamento… No, davvero, io spero di essere valutato e apprezzato in base all’impegno e al lavoro svolto. Solo a quello.

Cosa fa arrabbiare Yuri e cosa fa arrabbiare Andrea nella vita?

Yuri in particolare… probabilmente il fatto che si sia trovato in un contesto che non gli appartiene e che abbia dovuto agire, fare cose che in altre circostanze non avrebbe fatto. Questo contrasto lo fa arrabbiare; lui ha nel suo percorso tutte le motivazioni per essere un buono e innamorarsi, e invece non può. E questo causa tanta rabbia.

Dal mio punto di vista personale, mi fanno arrabbiare tantissime cose. L’aria che si respira oggi, per esempio. Questo senso di staticità, di poca reazione.

E cosa invece ti conquista all'istante?

Il tentativo di dire la verità sotto tanti aspetti, in un articolo di giornale, una dichiarazione. Mi conquista qualcuno che cerca di dire le cose in modo sensato, senza troppi giri di parole o prese in giro.

Come hai capito che volevi recitare e quando hai iniziato a farlo?

Non l’ho ancora capito adesso! (ride) Diciamo che è qualcosa che accadde ai tempi che furono… forse addirittura da ragazzino, sotto forma di esibizione, nel voler attirare l’attenzione, nel voler parlare sempre… che poi è una caratteristica abbinabile al contesto di un attore, ma non è il motivo per cui vuoi essere attore.

Il senso di iniziare una carriera poi ce l’hai quando per percorsi, esperienze, educazione e interessi culturali senti la voglia di comunicare qualcosa di giusto, di vero, di concreto. Quando senti di poter diventare un mezzo per trasmettere un’emozione, un concetto o un fatto a più persone. È un bel mestiere per questo. E poi come alternativa avevo il prete!

Io avverto tantissimo il fascino dei personaggi contraddittori e carismatici nella storia. Per dire: Adolf Hitler che con un fisico inesistente convinceva milioni di persone. All’altro opposto c’è il Papa che è ricoperto d’oro e parla di povertà. Questo magnetismo mi ha sempre affascinato: voglio dire, se io che sono alto due metri inizio a dire che dobbiamo essere tutti bassi e tutti mi credono, c’è sotto qualcosa… ho un fascino particolare a prescindere dal resto.

Come ho iniziato? Ho fatto una scuola di teatro a Torino per avere un’infarinatura generale scenica, per capire se mi piaceva e per scoprire se quello che prima era un piacere da condividere con amici e parenti poteva essere qualcosa di più, anche con estranei. E dopo la risposta affermativa a queste “domande” è venuto il trasferimento a Roma, lo studio del metodo al centro Duse, l’approcciarsi a un’agenzia, la scoperta di com’era un provino, fino alle prime esperienze. Ed è qualcosa che è ancora in svolgimento, non si ferma mai.

Mi risulta che per il teatro hai partecipato a un lavoro di nome "Farfalle" per cui hai vinto anche un premio. Di cosa si trattava?

Abbiamo vinto un premio, tutto il gruppo… si trattava di Fondi di pastore, un concorso teatrale. La storia parlava di due coppie di coniugi e delle loro frustrazioni, che a un certo punto si scopre nascondono un rapporto omosessuale.

Vedo che hai studiato con Mario Brusa e dal 2006 sei attivo anche come doppiatore. Le due cose sono collegate?

No, non direttamente con lui perché queste esperienze le ho fatte a Roma, e si tratta comunque di una tipologia di recitazione che ancora non mi sento di affrontare: il doppiaggio ha tempi lunghissimi per ottenere un’audizione, è un percorso lungo e ghettizzante con una presenza forte a livello familiare e una gerarchia notevole. Per cui mi ci sono avvicinato anche per provare quel mondo e capire, ma a 35 anni non lo vedo ancora come un mio possibile lavoro. È una realtà assurda: se sei doppiatore, secondo l’opinione comune non sei attore ma doppiatore. Se reciti in una soap non sei attore ma "attore di soap"…. In certi casi può essere anche giusto, ma in altri è davvero indice di poca elasticità mentale. E allora prima di farmi ghettizzare provo a fare altro… però è stata una bella esperienza, da fare.

Si sa che hai lavorato in tv a Un posto al sole, a Butta la luna, a Incantesimo 9 e nella Nuova Squadra e in “2061 - Un anno eccezionale” al cinema. Qual è il ruolo che ti ha dato più soddisfazione?

Ne citerei due: La nuova squadra, per un discorso di collaborazione con professionisti come Massimo Wertmuller e Renato Carpentieri (con i suoi racconti sull’amicizia con Gian Maria Volonté); invece dal punto di vista della regia, a prescindere dal contesto o dalla mia piccola parte, la direzione di Carlo Vanzina era eccezionale. Buon sangue non mente!

Qual è la cosa più difficile del tuo lavoro, per te?

Lavorare!

E la più bella?

Riuscire a trasmettere. Qualsiasi cosa. Riuscire.

Per te si nasce o si diventa attori?

Credo che lo si debba nascere, che ci sia un’impostazione di fondo. Poi se uno non nasce non si sa, oggi è tutto messo in discussione. Però io credo che lo si nasca.

Sei più a tuo agio nel centro di una discoteca strapiena il sabato sera o sul cucuzzolo di una collina che fronteggia un lago senza nessuno in vista?

Sul cucuzzolo tutta la vita!!!

Se potessi conoscere un personaggio storico o di finzione letteraria / cinematografica e andarci in vacanza per una settimana... chi sceglieresti?

Tantissimi, sarebbe tanta la curiosità… e allo stesso tempo nessuno. Perché poi la vicinanza e l’intimità potrebbero trasformarsi in delusione. E io invece vorrei tenermeli lì, assieme all’interpretazione che ho dato dei loro lavori, assieme alla speranza che sia realmente accaduto qualcosa grazie a loro. Vorrei evitarmi le delusioni che il mito purtroppo dà.

Cosa ti ricarica nella vita? E cosa ti scarica?

C’è un posto tra la Liguria e il Piemonte dove avevano casa i miei nonni, a ridosso dei boschi, nella tranquillità. È un posto che mi ispira molto a livello di concentrazione e ricarica, mi rende completo. Non solo per il suo silenzio ma anche per la casa stessa, per i ricordi che contiene… lo definisco “il mio piccolo paradiso”. È nella valle del Tanaro, un paesino di trecento abitanti con il fiumiciattolo, il panettiere, la chiesa… ma a me ridà forza.

Un colore, una parola e uno strumento musicale che ti rappresentano e uno che non ti si addice affatto.

Mi si addicono la parola “dignità”, il colore "blu scuro che però si distingue dal nero, si vede che è blu” e il tamburello. Non mi si addicono la parola “discoteca”, il colore verde e la batteria.

Domanda obbligata per il pubblico femminile: sei single o fidanzato?

Sono felicemente fidanzato.

Che rapporto hai con il mondo online? E visto che sei uno dei pochi che li usa entrambi, per te è meglio Facebook o Twitter?

In realtà paradossalmente io sono uno di quelli che non li userebbe entrambi, se potesse. Sono su Facebook da meno di un anno, mi ha iscritto una mia amica dicendo che non si poteva non esserci, a prescindere dall’uso o dalla popolarità effettiva, ci voleva.
Alla fine con tutti i suoi pro e i suoi contro io dico Facebook. È più completo ma allo stesso tempo più “ignorante”, diventa un’agenda privata di tutti, sei costretto a leggerti le ricreazioni di follia di tutti.
E comunque il mezzo è fenomenale: ci si parla, ci si vede, ci si informa. Tutto il negativo sta nell’utilizzo che se ne fa. Io personalmente lo uso per informarmi in tempo reale, per vedere i film… lo uso, lo uso!

Progetti futuri di cui ci vuoi parlare?

Diciamo che ci sono cose… ci sono produzioni  che sembra si stiano muovendo, e da lì dovrebbero partire nuove proposte e opportunità per un provino. C’è la sensazione che qualcosa sembra muoversi e la speranza che queste cose si concretizzino.

Ringraziamo per la sua disponibilità Andrea Bullano, a cui rivolgiamo un grande in bocca al lupo per la sua nuova avventura televisiva e per i futuri impegni professionali.

© TvSoap.it - Riproduzione vietata

(Pubblicato il 12 settembre 2012)


 


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