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Un posto al sole: Tv Soap intervista FLAVIO GISMONDI

Tv Soap prosegue la serie delle sue interviste incontrando Flavio Gismondi, il giovane attore che a Un posto al sole ha interpretato fino a poche puntate fa il ruolo di Gianluca Palladini. In attesa di un suo futuro ritorno nella soap partenopea di Raitre, ecco quello che Flavio (che ringraziamo) ci ha raccontato in esclusiva.

Intervista a cura di Carla per TvSoap.it

Cosa sapevi di Un posto al sole quando ci sei arrivato e cosa ne sai ora?

Cosa ne sapevo? Assolutamente niente, ma veramente niente. Non avevo mai visto una puntata, non l’avevo mai seguito, era un mondo totalmente sconosciuto per me. Avevo giusto un paio di parenti e una cara amica fan di Un posto al sole.

Cosa ne so ora? Tutto. Anzi no, non ancora tutto ma abbastanza, mi hanno cresciuto ed educato bene.  

Come sei arrivato a Un posto al sole?

Ho fatto un provino a febbraio dell’anno scorso, perché cercavano un ragazzo per questo ruolo… ed è andato bene subito, mi hanno chiamato dopo una settimana. Tra l’altro in quel periodo stavo facendo una commedia a teatro (“Bamboccioni allo sbaraglio”) e c’era una battuta su una canzone… Io commentavo: “Scarica anche tu la suoneria di Un posto al sole!” E una settimana dopo…

Mi sono dovuto far riassumere i 15 anni precedenti, perché c’era tutta una storia alle spalle… mi ha aiutato tantissimo Marina Tagliaferri, con cui ho un’amica in comune che ho chiamato quando mi hanno detto che avevo il ruolo… Io non avevo mai girato in televisione, sei scene al giorno erano tantissime, non sapevo come fosse organizzata la sede Rai, non sapevo assolutamente nulla, ero in pieno delirio! Ho chiamato quest’amica: “Ornella, come faccio?”, lei tutta contenta che tornasse Gianluca, io che pensavo “Ma chi è questo Gianluca?”, lei che saltava sulla sedia… e alla fine mi ha detto di chiamare “Marina”. E Marina Tagliaferri in TRE ore di conversazione telefonica mi ha riassunto una storia di 15 anni, raccontandomi anche che erano stati passi molto belli della soap, ed era una storia durata a lungo, un anno e mezzo… ai tempi in cui Gianluca si chiamava Valentino Poggi.

Per recuperare il passato del personaggio hai guardato le puntate di allora, oltre ad ascoltare i racconti di chi le aveva vissute?

Non ci sono! Le ho cercate ma non ci sono… le uniche sono la prima, la 500, la 1000 ecc… ho visto qualche scena recuperata qua e là ma il bimbo non c’era tantissimo: era più usato dai genitori, da Sonia Campo… era più una storia costruita su di lui che una in cui agisse. Adesso invece ha un altro tipo di carattere e adesso sono “io” che reagisco a tutta la situazione che “ho” vissuto… è incentrata su di me e non sui genitori, sia tutta la storia che ho vissuto finora sia quella ancora da registrare.

La storia da registrare? Quindi ci confermi che Gianluca tornerà?

Assolutamente. Ho dato conferma anche su Facebook, sulla mia pagina… Gianluca tornerà a riprendersi questo plettro che ha lasciato a Rossella. Non so quando, non so come, ma tornerà a riprenderlo.

Qual è il tuo posto al sole? Dove ti rifugi per ricaricarti?

Sembra strano ma… a me piace molto la musica e suono il pianoforte. Ecco, il mio rifugio è suonare in sala registrazione, quando preparo gli arrangiamenti per le canzoni. Mi chiudo lì dentro e mi sento più forte.

Tra le cose che Gianluca ha portato nella soap c’è in particolare una canzone… inserirla è stata una idea tua o degli autori?

È stata un’idea degli autori con cui avevamo parlato della cosa. Loro sapevano che vengo dal musical ed è risultata un’idea carina. Poi è andata in onda il 12 maggio 2011 per la prima volta, e io non me l’aspettavo, non sapevo fosse in quella puntata. Ho chiamato il maestro Annona, che ha scritto tutte le musiche di Un posto al sole, la sigla, quelle di Serena Rossi… e ne abbiamo riparlato… è stata una sorpresa e una bella cosa, ci siamo divertiti.

Poi quello che è andato oltre le previsioni è il fatto che è diventata la musica di sfondo della storia di Gianluca e Rossella, si è sentita spesso. Ho girato anche il videoclip della canzone che ora è su Youtube.

Com'è essere imprenditori di se stessi a un'età in cui di solito si fanno i compiti e basta?

Adesso ti risponderei che sono anni che lo sto facendo, e piano piano è diventata un’abitudine, avere a che fare non solo con il mondo artistico ma soprattutto col mondo del lavoro, con la mentalità del lavoro. È la consapevolezza che ci sono delle cose da fare, degli obblighi precisi… non è così libertino e se perdi il controllo c’è il rischio che ti crei brutti rapporti lavorativi e non vale la pena. Ma per me questo vale dal 2007, da quando sono entrato nel musica “Giulietta e romeo” di Cocciante. Lì la cosa è stata gestita dai miei genitori, ma poi andando avanti sono cambiato io, e ora affronto proprio le cose diversamente

Guardandomi indietro io so che “Giulietta e romeo” è stata l’esperienza artistica più alta che ho fatto, per quanto umanamente difficile: non mi sono divertito per nulla, ero troppo piccolo. Mentre con “Il mondo di Patty” mi sono divertito un mondo, e poi girando l’Europa ci siamo trovati completamente liberi, abbiamo avuto la possibilità di pensare a noi stessi, all’indipendenza, anche alle nostre esigenze…

Adesso vivere sei mesi l’anno a Napoli e sei a Roma è un’esperienza che affronto con consapevolezza, anni fa forse avrei avuto qualche problema.

Com’è nata l’esperienza con “Giulietta e Romeo” di Cocciante? Cosa ti ha portato a fare una scelta del genere?

Guarda ero talmente piccolo, avevo 16 anni. Era difficile fare una scelta e non l’ho presa completamente io, c’erano i miei. Però io sì, ce l’avevo dentro… io ero un ragazzino estremamente timido, introverso, che non parlava. Andavo bene a scuola e basta. Facevo una scuoletta di canto una volta a settimana, nulla di particolare. Poi a un certo punto è scattata quella cosa in più, quella scelta azzardata che m ha fatto pensare “Mi ci butto e basta”. Forse inconsciamente c’era la volontà di crearmi un’altra strada, un’altra opportunità… di cambiare. Mia madre riguardo all’esperienza del musical ha sempre detto “Gliela faccio fare, in futuro in curriculum ce l’avrà per sempre e non avrà il rimpianto di non averla potuta fare.” E ha avuto ragione.

Mi risulta che sei iscritto all'Università a Lettere. Riesci a conciliare gli esami con il resto? 

Allora, scoop: c’è stato un cambiamento. Nel senso che ho un po’ deviato strada. Sono ancora iscritto all’Università e se riesco la porto avanti, ma per ora non è possibile, anche perché sto lavorando parecchio. Ho preferito fare quello che so fare: prima o poi ci si deve trovare di fronte a ciò che si sa fare, e studiare per fare altro mi sembra eccessivo. Ok l’archeologia, ok crearsi un’alternativa, però se non lo sai fare non lo sai fare, per quanto puoi studiare… come si dice “o la tigna ce l’hai o non ce l’hai”. E io credo di averla più per la musica che non per l’archeologia, e vorrei continuare su questa strada!

A proposito di studio, vedendo il personaggio di Gianluca non si può non chiedere: che studente eri? Secchione, sòla o genietto?

Io ero un grande paraculo, ma grande quanto una casa. Sono sempre stato uno che studiava poco ma imbastiva tanto. Mi inventavo le storie più allucinanti, allungavo brodaglie… e andavo bene. Avevo pure la faccia da paraculo. Gianluca non è un paraculo, a livello scolastico si vede che non lo è, gli si legge in faccia, non deve esserlo. E se lui ha difficoltà la manifesta con l’evasione da se stesso e dalla realtà. Io se ho un problema con lo studio evado da quello studio con un altro. Anche se di solito se è necessario mi metto e studio, qualunque cosa sia. Forse è più normale lui... (ride)

Com'è stato l'impatto con Napoli?

Io ero terrorizzato da Napoli, lo sanno tutti, anche in redazione… perché a Roma c’è questa brutta nomea che Napoli si porta dietro. E poi era il periodo dei rifiuti, non c’era ancora De Magistris ed eravamo in piena campagna elettorale. Ho chiamato un sacco di volte prima di scendere: “Ma che possiamo fare per arrivare, la metro, ok, devo prendere la metro, ma che linea, a che fermata..:”

Alla fine il primo giorno sono arrivato e ho preso il taxi, perché non potevo sostenere la metro. Sono arrivato in hotel, ho posato le cose e ho chiesto dove fossero i ristoranti per mangiare qualcosa, fare due passi in città… mi indicano il ristorante a fianco e uno più giù lungo la strada, esco… e stavano dando fuoco ai sacchi!

Il giorno dopo mi sono perso allo Stadio San Paolo. Giravo a vuoto nel piazzale (lo stadio è accanto alla Sede Rai, ndr), mi sentivo perso, sono andato nel panico, ho chiamato: “Sì sì, sei arrivato…” e io non vedevo nulla. Alla fine entro in Rai, c’è questo corridoio enorme... guardavo il vuoto e pensavo “E adesso?” Perché lì quasi tutti vanno avanti da 15 anni, e si dimenticano che se arriva uno nuovo quello proprio NON SA dove andare…

Era il mio primo giorno, non sapevo che si poteva assistere alle riprese (stavano girando l’aggressione a “mio padre”), non sapevo niente. Poi quel giorno ho incontrato Maurizio Aiello e ci siamo conosciuti… E giorno dopo giorno, restando a Napoli anche più spesso, per settimane intere… l’ho amata. Adesso la amo totalmente, alla follia, la adoro… cammino sempre perché c’è sempre gente in giro, mi piace perché è viva, è bella, è reale. Per certi versi mi piace perfino di più passeggiare a Napoli che non a Roma.

E l’incontro con Maurizio Aiello, tuo “papà”?

Tranquillo. Io con Maurizio mi sono trovato molto bene, a me piaceva. E soprattutto è uno che studia le scene, le sa. Quando arrivi sul set è molto preparato, le provavamo tantissimo. Poi ovviamente all’inizio non c’era un gran dialogo: lui era in coma, io in giro per la città… Però poi è stato figo, mi piaceva. E’ stata una bella cosa poterci recitare.

C'è qualcosa che vorresti far vivere a Gianluca e non abbiamo ancora visto?

Si, una cosa che desidero tanto, anzi due. La prima cosa - e non è un’anticipazione perché non esiste in previsione una cosa simile ma è un desiderio mio e di un altro personaggio – è che Gianluca si riconcili con la famiglia Poggi. Da quando “sono tornato” non ci sono stati contatti e non è nemmeno prevista, come cosa. Io e Marina (Tagliaferri) ne abbiamo discusso tanto, sarebbe bello. Anche perché lui – Gianluca – questa cosa non la sa. Era piccolo. E non sa nemmeno che Niko in un certo senso è il suo fratellastro. Vorrei davvero che vivesse un riavvicinamento del genere.

E l’altra cosa è il diploma: io pensavo che Gianluca quest’anno avesse fatto un percorso che poi l’avrebbe portato al diploma, avevo fatto tutte delle previsioni… poi sono arrivati i copioni ed era tutta un’altra storia. Allora sono andato dal produttore e gli ho chiesto: “Ma io questo diploma lo prenderò?” E lui mi ha risposto: “E’ solo una scusa!”. Io ci speravo tantissimo riguardo a quel diploma e sono rimasto appeso così… però magari lo prenderò in futuro, ecco.

Il tuo personaggio ha spaziato dal drammatico al divertente: quale storia ti è piaciuta di più? 

È vero, ha vissuto tante cose, ma se devo sceglierne una direi il rapporto con Rossella. Perché è quello che segna il confine tra qualcosa che non ha mai vissuto e il cambio effettivo del personaggio. È una storia in cui io servo a lei e lei serve a me… ed è stata costruita in una maniera tale da permettere a Gianluca di “abituarsi” a Rossella, e lei a me. A piccole dosi, con piccoli passi… ci siamo ripresi e lasciati tante volte, ci son stati tutti i momenti altalenanti – e anche quelli hanno creato una dinamica del personaggio che variava dal divertente al drammatico – e a poco si è costruito qualcosa. In particolare mi è piaciuto il periodo di novembre, quando Gianluca si è ammalato ed è tornato a Napoli dedicendo di restare e di non andare in Sicilia. E poi anche le scene a Sorrento, quando faceva la statua… Poi certo, ci sono state le storie del coma di “mio padre”, la denuncia… però per me non hanno avuto la stessa profondità della storia con Rossella. E credo valga anche per il pubblico.

Visto il successo che hai con il pubblico junior femminile, va chiesto: il tuo cuore è single o impegnato? E sei farfallone come Gianluca?

No io sono sempre single, ormai sono 4 mesi (lo dice come se fossero 4 anni, ndr), anzi famo 5 che sono single, da dicembre. E purtroppo sono serio, che ormai è diventata una caratteristica brutta. Perché le cose serie in Italia non vengono prese in considerazione, non si sa perché. Incredibile. Oh, sono serio, poi… l’estate è in arrivo, sono single, si vedrà. In un’intervista di tre mesi fa avevo detto “Vi posso anticipare che c’è qualcosa all’orizzonte.” Bene, quel qualcosa non s’è mai mosso (ride).

A questo punto bisogna chiederti come dev’essere una ragazza per attirare la tua attenzione!

Dinamica. Ambiziosa. Socievole. Divertente. Seria. Matura. Non troppo alta. Colori scuri: io amo i colori mediterranei, sono un amante del tratto scuro, della carnagione olivastra, del capello scuro. Poi io sono bianco coi capelli castano-biondo e questi occhi che variano…

Sei giovane e sei bravo. Perché non emigri?

In realtà non è vero: è un po’ di tempo che sto provando a lavorare all’estero. Soprattutto in Spagna, conoscendo la lingua: un po’ per Il mondo di Patty e un po’ perché l’ho studiata per sei anni da piccolo. E poi quest’anno andrò in vacanza in California, quest’estate, e ne approfitto. Visto che starò lì per parecchio tempo voglio vedere la situazione, capire com’è l’Actors Studio, girare per avvicinarmi a cose interessanti e a me sconosciute. Anche perché io penso che le cose è inutile guardarle su internet: bisogna andare in situ.

In effetti dai tempi del “Ero un bambino timido e introverso” sembra siano cambiate parecchie cose in te…

Tantissime. (voce impostata) Io ero un bambino tanto grazioso, tutto composto, seduto con la schiena retta, facevo tutto bene, usavo il fazzoletto, tutto preciso, tutto “Buongiorno e buonasera”. Ero così. Adesso, per definirmi in una sola parola: (in romano) “Ahò”. E sono così tutti i giorni, non riesco a essere serio, ero una persona perbene, ma una volta! (ride, poi torna serio). Ero il bambino che tutti i genitori vogliono. Ma il marchingegno prima o poi si rompe, e se prende qualche scivolata la prende, ahò, si vive una volta sola!

Qui nel palazzo dove vivo ci sono persone che nemmeno ti salutano… quand’ero piccolo la mattina davo il buongiorno e se non mi rispondevano mi sentivo ancora più piccolo. Adesso se non rispondono gli rispondo io. Un sorriso è gratis, ahò. La stessa cosa vale per il muovermi: io ho e ho sempre avuto una gran paura dell’aereo. Però nel 2009 sono stato in Giappone per un mese, e ci potevo arrivare solo in aereo. Mi sono imbottito di valeriana, sono partito con la mia migliore amica e sono andato. Mi si è bloccato l’intestino per 2 settimane ma sono andato. Adesso hanno messo il volo diretto Roma – Los Angeles (perché lo scalo e un altro decollo proprio non gliela posso fare) e parto per la California. Questa volta niente valeriana, ci provo senza e mi porto le gocce se ci sono emergenze.

Se non avessi fatto l'attore che strada avresti preso?

Direi l’architetto. Il sogno era entrare in architettura, sono sempre stato un amante dell’architettura. Però credo di poter aggiungere che non avrei potuto fare altro, in realtà, se non l’attore.

Come ti vedi tra trent'anni?

Inquietante… Mi mette ansia questa domanda. Che ne so? Boh. Sicuramente non mi vedo in pensione. Anche perché non la vedrò mai probabilmente. Credo di vedermi realizzato. Non dico sereno o felice ma realizzato e tranquillo. Credo che tutto quello che ho seminato e seminerò in questi e nei prossimi dieci/quindici anni lo raccoglierò durante quegli anni lì. Io sono uno che semina moltissimo e che non raccoglie subito – e ci soffro – ma so che magari tra cinque o sette anni…

Hai mai incontrato il tuo omologo argentino? Accetteresti di essere il suo successore a Ballando con le Stelle?

No no, lui faceva Bruno, io ero Matias. Io sono il primo amore di Antonella e lui il secondo. Comunque no, non l’ho mai incontrato, anche se so che mi conosce e mi ha visto in dei video, me l’ha detto Laura (Esquivel, la protagonista di Il mondo di Patty, ndr).

Ballando con le stelle? Ma mmmmmagari! Tu non sai da quanto sto provando a fare quel programma. Partiamo dal presupposto che non so ballare e che le puntate di Un posto al sole col tango sono quelle da dimenticare… le ho pure registrate ma sono da bruciare, sono una chiavica! Io e Luisa ci siamo fatti le migliori risate su quel set… Mi diceva “A Fla, tu non sai ballà”. Però quel programma mi piacerebbe da morire, lo farei volentieri. E solitamente io sto simpatico anche al pubblico più avanti, più old… le signore mi fermano dicendo “Bellino…” Magari!

Il libro che vorresti aver scritto?

"It", di Stephen King. No anzi, mi correggo. “Lettera al padre" di Kafka. L’ho letto più volte, sia in spagnolo che in italiano… tutto di un fiato in un giorno che a scuola avevamo due ore di buco…
Quelle pagine sul rapporto col padre, così intimiste, mi piacciono da morire. Anche perché quello è un rapporto che ha segnato tutta la poetica di Kafka, e il libro è stupendo, è un capolavoro. Durante la lettura piangevo, mi coinvolgeva… è bello. Non posso nemmeno dire “La metamorfosi” perché quello riguarda la non accettazione nel contesto familiare, e quindi quel libro è bello ma non mi rispecchia, perché io so che in tutte le mie scelte, anche quelle che sono andate oltre o lontano dal percorso che i miei avevano immaginato per me, so di essere stato accettato.

Il pezzo musicale che vorresti aver scritto?

Ho due risposte. Per la musica classica “Toccata e fuga" di Bach in Mi minore per orchestra. Per la musica moderna “Si sta facendo notte” di Renato Zero.

E il musical che vorresti aver creato?

"Pinocchio" dei Pooh.

Quando hai deciso di studiare musica e perché? 

Ho deciso perché mi piaceva, non avevo passione o costanza ma la musica mi piaceva a prescindere. Ma comunque era una cosa tranquilla, volevo studiare canto perché ero abbastanza intonato ma non pensavo di fare il cantante nella vita. Quindi ho aspettato i 16 anni e mi sono iscritto alla scuola: per un ragazzo è importante aspettare, perché iscriversi prima per ovvi motivi ormonali può danneggiare il corretto sviluppo vocale… se un ragazzo non è portato bene si rovina, anche di più rispetto a una donna. E mi divertivo, mi mettevo in gioco su un palco come non ero mai stato… e poi è arrivata questa botta di Giulietta e Romeo. Quella mi ha fatto capire che esistevano tante cose diverse, che la scuola era importante, sì, i libri, sì… ma per quanta voglia uno abbia di studiare e concentrarsi… nessuna scuola al mondo può insegnarti come si lavora.

Adesso sto girando una serie web scritta da me, per cui ho curato anche le musiche, si chiama “One month” e siamo stati in questa scuola del 500 che è poi stata la mia scuola quando studiavo… Vedo i ragazzi che stanno lì e penso che non sanno quante cose li aspettano. Anche solo quando facevo Giulietta e Romeo e tornavo in classe, già lì l’atteggiamento era cambiato: ti cambiano i ruoli sociali, si ingrandisce tutto… è allucinante quello che c’è fuori. E non solo il lavoro ma anche il rapporto con le altre persone. E ora mentre guardo loro, la sento la differenza. Poi magari hanno due o tre anni meno di me, non parliamo di età diametralmente opposte ma c’è una differenza enorme che si chiama vita, o almeno inizio di vita.

Lavorare da giovani è una cosa che auguro a tanti, indipendentemente da quello che fai: dal centro estetico all’attore di fama mondiale, non è questione di ruoli sociali ma di rapporti col mondo diversi da quelli che hai a scuola. Non te li insegnano a scuola ma nemmeno i genitori… le difficoltà che arrivano dopo non te le insegna nessuno, e forse è quella la parte più bella..

Qual è l'artista che ti ha lasciato di più professionalmente?

Mi piace questa domanda. Allora, mi è capitato di conoscere di persona - e in maniera buona, non a livello di “Ciao” - Massimo Ranieri. Anche perché dicono che io somiglio a lui, sembro lui da giovane, me l’ha detto pure lui. Ecco lui è davvero molto dedito al lavoro. Io mi ricordo che nel periodo in cui l’ho conosciuto lui stava portando avanti lo spettacolo “Sabato, Domenica e Lunedì” che è poi andato in onda su Raiuno, e lavorava alle riprese dalle 9 di mattina alle 7 di sera. Alle 7 lo andavano a prendere e lo portavano al teatro Diana dove faceva lo spettacolo “Canto perché non so nuotare”. E la mattina ricominciava.

Ranieri è uno che si è sempre meritato il lavoro e l’ha sempre saputo ricreare ed è quello che spero di poter fare io, sapermi ricreare sempre. Ma non per non avere una vita personale al di fuori del lavoro, ma perché credo che sia bellissimo avere una soddisfazione del genere da quello che fai… ti dà un’energia pazzesca. E io una persona più dedita al lavoro, al momento vivente, non l’ho mai conosciuta.

E l’artista con cui non hai mai lavorato ma vorresti farlo?

Direi proprio Ranieri!

Da spettatore tu cosa guardi in tv?

Ora guardo “Un posto al sole”. Per il resto guardo pochissima tv. (scherza su un amico vicino) Un mio amico guarda Uomini e donne, per esempio, e non capisco per quale motivo. Per il resto… guardo Fazio, “Che tempo che fa” (chiedo se sia tra i pro o i contro Littizzetto, in qualità di maschio: risponde “assolutamente pro, ma Littizzetto forever, c’ha ragione!”)

Poi sono un grande appassionato di serie tv, non tanto di quelle italiane, che non ci sono nemmeno a cercarle col lanternino, ma di quelle internazionali. Sono un grande fan di Dawson’s creek, sei serie da piagnere, girate benissimo, con grandi metafore… poi c’è a chi piace e chi no, anzi (sorride) chi ha capito e chi no.

Poi sono un fan accanito di Desperate housewives: ho comprato i dvd di tutte le stagioni in versione originale perché meritano i diritti… fatto veramente figo. Un’altra serie che sto seguendo è “Once upon a time”, mentre non ho mai visto Grey’s Anatomy. E poi mi piacciono molto i polizieschi alla CSI, Criminal Minds, ecc.

Facciamo un esperimento: immagina che ti dicano che puoi entrare nella tua serie preferita ma solo se scrivi un personaggio convincente in 30 secondi. Che ti inventi?

Mortacci. Bella domanda. Non lo so, sai (riflette dieci secondi). Entrerei in Desperate a Wisteria Lane, in una casa abbandonata. Io e la mia famiglia, coi nostri segreti. E il segreto che mi porta a vivere lì è la mia totale rabbiosità, vorrei un personaggio tendente all’isterico ma non teatrale. Abbastanza contenuto ma imprevedibile. Ovviamente non con l’età che ho; dovrebbe avere qualche anno in più per entrare in contatto con Susan e tutti gli altri protagonisti: uno schizzato a tratti comico e a tratti molto drammatico, che incute qualcosa nel pubblico… qualcosa come un sospetto, non la pietas.

Progetti futuri? Si parla di un Macbeth…

Assolutamente sì, è una produzione che sta per partire, stiamo provando in questi giorni e sono Fleance, il figlio di Banquo. Bisogna fare un discorso iniziale: c’è differenza tra il musical italiano e quello americano. Aggiungi un posto a tavola e Sunset Boulevard sono due cose completamente diverse: uno va più nella musicalità italiana, dentro quello che sappiamo fare bene, l’altro rimane più discostato, più show. Negli States il musical è meno teatrale, mentre in Italia il musical nasce povero, nasce dalle piccole cose, nasce per il popolo… per divertire e intrattenere. Ecco, io mi sento più vicino alla definizione musicale italiana, e Macbeth è esattamente su questa linea: una rivisitazione del teatro shakespeariano fedele con un adattamento musicale che si rifà alla lirica contemporanea. In particolare sono molto evidenziati i rapporto tra Lady Macbeth e il marito… è più marcato il fatto che lui sia un personaggio fragile e che lei sia il motore di tutto. Forse è più marcata la storia, in generale. A teatro al Macbeth difficilmente capisci di che si tratta. Arrivi alla fine del primo atto e pensi “Forse ho capito”. Alla fine del secondo “Oddio, non ho capito”. Invece abbiamo fatto ieri un filato, dall’inizio alla fine dello spettacolo in prova… e mi sono reso conto che è lineare, che se gli attori scandiscono bene, ci si sta.

Io sono contro il teatro impegnato che non si capisce, io sono pop. Credo che il teatro sia nato per divertire e comunicare, farlo con austerità non m’è mai piaciuto. Infatti di fronte a un progetto del genere all’inizio ho storto un po’ il naso, poi invece ho visto che funzionava, è una bella sfida. Il fatto è che è difficile avere date a Roma, soprattutto nel serale, ma io ci credo…

Prima di questo spettacolo ho fatto Aladdin, non la versione dei Pooh ma quella della Walt Disney, con una compagnia amatoriale ma di professionisti. Perché me va de lavorà e di fare anche questo. E abbiamo fatto anche tutte matinée per i bambini delle scuole… mai avuto tante soddisfazioni. Un pubblico di bambini è un’altra storia, partecipa, è reale.

L’anteprima nazionale di Macbeth è il 30 maggio al Sistina, e poi dovremmo partire per la tournée. Venite a vederci!



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© TvSoap.it - Riproduzione vietata

(Pubblicato il 24 maggio 2012)


 


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